10 Novembre 2014, h. 17:51
Pioggia di critiche sull’anticipo del Tfr in busta paga
“Una sottrazione secca di liquidità per le piccole imprese con meno di 50 dipendenti che non riteniamo risolvibile con ipotesi che restano fumose. Diminuisce la possibilità di accesso al credito, si anticipa un costo a carico delle imprese che invece sarebbe differito a fine rapporto. Davvero non ne vediamo benefici. Soltanto problemi”.
E’ netta la posizione di Rete Imprese Italia sull’anticipo del Tfr in busta paga che, nelle intenzioni del Governo, dovrebbe scattare da marzo 2015.
Ad esprimerla senza mezzi termini è stato il Segretario generale di Confartigianato Cesare Fumagalli conversando con i giornalisti a margine di un’audizione sulla Legge di stabilità svoltasi il 4 novembre alla Camera.
Per artigiani e piccole aziende l’anticipo delle liquidazioni riguarda cifre imponenti: basti dire che le risorse accantonate dai piccoli imprenditori per il Tfr dei dipendenti ammontano a 9,2 miliardi, dei quali 4,3 miliardi nelle imprese con meno di 10 addetti.
Per Confartigianato l’operazione Tfr ha troppe controindicazioni. E, se proprio si deve fare, bisogna individuare un meccanismo che garantisca l’impatto zero sui piccoli imprenditori.
Il giudizio critico di Confartigianato, comunque, non è isolato. Anzi, le perplessità, in questi giorni, arrivano da più parti: la Banca d’Italia, durante un’audizione alla Camera, ha messo in guardia sul rischio che la manovra sulle liquidazioni incida negativamente sulla capacità della previdenza complementare di integrare il sistema pensionistico pubblico. Il pericolo, insomma, è quello di avere pensioni più povere.
Preoccupazioni anche dai Sindacati dei lavoratori secondo i quali, oltre a ridurre le future pensioni, la maggiore tassazione sul Tfr anticipato in busta paga peserebbe con un aggravio fiscale sui redditi attuali dei lavoratori.
Insomma, tutto il contrario rispetto all’obiettivo del Governo di mettere più soldi nelle tasche degli italiani e rilanciare i consumi.
Una pioggia di critiche che pongono una severa ipoteca sulla convenienza e sul successo dell’operazione anticipo Tfr. E che, si spera, convincano il Governo a ripensarci.
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