23 Giugno 2014, h. 00:00

Dall’Europa arriva la procedura d’infrazione contro i ritardi di pagamento degli Enti pubblici

L’Italia è entrata ufficialmente nel mirino dell’Europa per non aver rispettato la legge, in vigore da gennaio 2013 e che recepisce una Direttiva europea, che impone a tutti gli Enti pubblici di pagare le impresefornitrici in 30 o al massimo 60 giorni. Il 18 giugno, il Vicepresidente della Commissione europea, Antonio Tajani, ha aperto la procedura d’infrazione nei confronti del nostro Paese per violazione degli obblighi imposti dalla normativa. La decisione di Bruxelles non arriva come un fulmine a ciel sereno. I ritardi di pagamento della pubblica amministrazione italiana sono purtroppo un problema antico, un male cronico che Confartigianato ha ripetutamente denunciato. Tanto che proprio il Presidente, Giorgio Merletti, fin da inizio 2013 è stato chiamato dal Vicepresidente Tajani a riferire periodicamente sul rispetto della norma contro i ritardi di pagamento. E nell’ultimo anno è mezzo le cose non sono migliorate. Così le prime minacce da Bruxelles sono arrivate il 31 gennaio 2014 quando il vicepresidenteAntonio Tajani, su indicazione di Confartigianato, ha rilevato che in Italia le pubbliche amministrazioni hanno continuato a non pagare i loro debiti verso le imprese nei tempi imposti dalla legge. Un malcostume che colpisce pesantemente artigiani e piccoli imprenditori e che il Presidente Merletti ha segnalato anche in occasione dell’Assemblea confederale dello scorso 10 giugno, quando ha ricordato che nel 2014 gli Enti pubblici ci mettono in media 165 giorni per saldare le fatture. Insomma siamo ancora molto distanti dai limiti imposti dalla legge. Dai primi avvertimenti della Commissione europea sono trascorsi sei mesi senza che nulla cambiasse e così Bruxelles ha deciso di passare all’azione. L’iniziativa ha scatenato polemiche alle quali Tajani ha risposto richiamando il nostro Paese ai suoi doveri. Ora l’Italia ha due mesi di tempo per rispondere alle contestazioni di Bruxelles. E se le contromosse italiane non risulteranno convincenti, scatteranno sanzioni molto pesanti.

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