7 Aprile 2014, h. 00:00
A Roma bloccati gli esami di abilitazione degli ascensoristi, categoria nel caos
L’ennesima storia di inefficienza amministrativa italiana arriva da Roma. Questa volta, a finire nei guai, sono gli apprendisti manutentori di ascensori e montacarichi. Tutto nasce il 1° gennaio 2014, quando la Prefettura di Roma pubblica un avviso sul proprio sito internet in cui annuncia la soppressione della Commissione per l’abilitazione alla manutenzione ordinaria di ascensori e montacarichi, l’unico ufficio abilitato a rilasciare il cosiddetto patentino di categoria, obbligatorio dal 1951 per chi si prende cura del mezzo di trasporto più usato al mondo, l’ascensore. Una scelta che nasce dal decreto legge 95/2012, quello della “spending review” e dell’istituzione delle città metropolitane, e dal parere del Consiglio di Stato del 12 novembre 2013, che ha espresso un “giudizio sfavorevole al mantenimento di tale Commissione che, oltre ad avere un costo di funzionamento non esiguo, appare priva del carattere di infungibilità”, come si legge nel testo del Consiglio di Stato. In parole povere, hanno soppresso l’ufficio che rilascia il patentino ma non l’obbligo del patentino per poter lavorare. “La domanda è: se ne può fare a meno? E chi l’ha stabilito? Quindi, noi possiamo utilizzare personale non abilitato per fare la manutenzione sugli ascensori? E che fine fa il Dpr 162/99 che invece me lo obbliga? – si chiede Bruno Venditti, presidente nazionale dei manutentori di ascensori e montacarichi di Confartigianato – A questo punto, noi vorremmo sapere dal Consiglio di Stato e dalla Prefettura come muoverci. Se così fosse, ci dicano: guardate da oggi il dpr non vale più, non c’è bisogno per i manutentori di ascensori di avere il certificato di abilitazione, ma ce lo devono dire loro prima di sopprimere l’ufficio abilitante”. E ancora prima degli imprenditori, a farsi queste domande sono gli oltre 30 apprendisti romani che a giugno dovrebbero sostenere l’esame di abilitazione dopo i cinque anni di apprendistato. Ma invece niente, perché la prefettura ha soppresso l’ufficio e quei trenta ragazzi, oggi, non possono neanche presentare la domanda. In questi cinque anni, però, gli imprenditori hanno investito risorse per formare questi ragazzi che, a loro volta, hanno investito sul proprio futuro, imparando i segreti di un mestiere artigiano. “Secondo me, oggi manca la certezza del lavoro e del futuro. E dove abbiamo importanti margini di occupazione, facciamo in modo di renderla quasi impossibile. Qualcuno mi deve spiegare perché”, ha concluso Venditti.
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