13 Gennaio 2014, h. 00:00
Dal primo gennaio POS obbligatorio per tutte le attività economiche. Rete imprese Italia denuncia: ‘troppe criticità non risolte’
Dal primo gennaio è possibile pagare il giornale, la tazzina di caffè, oppure una riparazione domestica con il bancomat. L’edicolante o il barista, il commerciante o l’artigiano, non potranno replicare che preferiscono il denaro contante. Alla richiesta del cliente di saldare importi anche inferiori a un euro con la moneta elettronica, dovranno obbligatoriamente rispondere: ‘Sì, certo, le striscio subito la carta’. La novità è contenuta in uno degli ultimi atti del Governo Monti, il Decreto sviluppo bis dell’autunno 2012 che ha introdotto l’obbligo per tutti i soggetti che effettuano attività di vendita di beni e servizi, di dotarsi di un POS e quindi di accettare pagamenti elettronici per qualsiasi importo e qualsiasi servizio. A oggi appare però chiaro che l’obbligo non avrà un seguito pratico immediato: l’installazione dei milioni di POS necessari non è neppure all’orizzonte, è talmente lontana che Rete Imprese Italia, in un nota, ha definito ‘insostenibile’ l’operazione nei tempi strettissimi dettati dal Decreto. In più l’Organizzazione ha denunciato il peso dei nuovi oneri che andrà a gravare sui bilanci aziendali già erosi dalla crisi. Per farsi un’idea di quanto costerà alle imprese accettare la moneta elettronica basta dare un’occhiata alle offerte dei principali gruppi bancari per la fornitura del servizio. L’imprenditore dovrà sborsare tra i 100 e i 200 euro una tantum per l’installazione dell’apparecchiatura e un canone mensile compreso tra i 28 euro di un POS standard e i 51 di un POS gsm. Va poi aggiunta una percentuale per ogni transazione che varia dal 2,30% al 4%. La lista è lunga. Tutto ha un prezzo, compreso lo storno della transazione, e addirittura l’inutilizzo del terminale. Il Governo si era impegnato a mettere dei paletti alle richieste delle banche attraverso una serie di atti accessori che dovevano definire le regole generali per assicurare una riduzione delle commissioni a carico degli esercenti. I provvedimenti però non sono stati emanati e, nonostante il grave ritardo con cui si sono mossi i ministeri competenti, non è stata concessa alcuna proroga. Intanto le piccole imprese pagano a prezzo pieno quello che dovrebbero avere a prezzo scontatissimo. La misura, infatti, ha per obiettivo modernizzare i sistemi di pagamento del Paese riducendo la circolazione di contanti. Un fine condivisibile, ma perché il conto lo devono pagare i soliti noti?
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