17 Settembre 2013, h. 14:39
Rapporto di Confartigianato – Contro la crisi, boom di associazionismo e welfare ‘fai da te’: ‘no profit’ aumentati del 28% in 10 anni. Colf e badanti + 53% in 5 anni
Gli italiani puntano sull’associazionismo e sul welfare ‘fai da te’ per reagire ai danni economici e al disagio sociale provocati dalla crisi. E’ quanto emerge da un rapporto dell’Ufficio studi di Confartigianato che fotografa gli effetti della recessione e le risposte dei nostri connazionali e che verrà presentato al ‘Festival della Persona’, organizzato dalla Confederazione a Verona il 19 e 20 settembre.
Dalla rilevazione affiora un quadro drammatico sul fronte dell’occupazione: 3.076.300 italiani sono disoccupati, ai quali si aggiungono 1.703.500 inattivi ‘scoraggiati’ (vale a dire che non cercano lavoro perché ritengono di non riuscire a trovarlo) e 318.600 cassintegrati, per un totale di 5.098.400 persone (pari al 10% della popolazione) che vivono gravi difficoltà nel mercato del lavoro.
La crisi ha peggiorato anche le condizioni di vita degli anziani con più di 65 anni, vale a dire 12.370.822 persone che rappresentano il 20,8% della popolazione, una percentuale destinata a toccare il 33,1% nel 2050.
Le esigenze di assistenza agli over 65 e, in generale, di cura della famiglia, hanno provocato un boom del numero di badanti e di collaboratori domestici: secondo Confartigianato, nel 2011 sono complessivamente 881.702 e negli ultimi cinque anni sono aumentati di 257.456 unità, con una crescita del 53,7%.
Tra le mille difficoltà della crisi, si scopre un’Italia solidale che si organizza per supplire alle carenze dei servizi pubblici e rispondere alle esigenze dei cittadini, testimoniando la capacità dei nostri connazionali di impegnarsi in prima persona al servizio della comunità. Il rapporto di Confartigianato rivela infatti che, tra il 2001 e il 2011, il numero delle associazioni no profit è cresciuto del 28%. Oggi se ne contano 301.191, che occupano 680.811 persone e vengono aiutate nelle loro attività da ben 4.758.622 volontari, pari all’8% della popolazione.
E tra gli italiani impegnati a resistere alla crisi, gli imprenditori si distinguono per il numero più alto tra i Paesi europei e per la capacità di creare occupazione: sono 5.574.333 e rappresentano il 9,3% della popolazione. Tra il 1997 e il 2012 le imprese dell’economia reale – manifatturiero, costruzioni e servizi non finanziari – hanno creato 1.614.300 nuovi occupati, mentre nello stesso periodo l’agricoltura ha registrato una riduzione di 431.200 occupati, la Pubblica amministrazione ha perso 147.500 addetti e il settore della finanza e assicurazioni ha incrementato gli occupati di sole 49.300 unità. Si conferma così l’assoluta prevalenza dell’economia reale sull’economia finanziaria nella creazione di posti di lavoro: la crescita dell’occupazione nell’economia reale è 33 volte quella dell’economia finanziaria.
“Questi numeri – sottolinea Giorgio Merletti, Presidente di Confartigianato – dimostrano la necessità di fare leva sulla vocazione imprenditoriale degli italiani per uscire dalla crisi e ricostruire benessere e coesione sociale. Gli interventi di politica economica devono valorizzare le capacità che hanno fatto grande il made in Italy nel mondo, la creatività e il ‘saper fare’ tipici dell’artigianato e delle piccole imprese, la cultura, la tradizione produttiva, l’innovazione profondamente radicate nei territori del nostro Paese. Impresa, lavoro, famiglia, territorio, associazionismo: sono i valori fondanti del ‘modello italiano’ da cui bisogna ripartire per lasciarci finalmente alle spalle una crisi che ha prodotto profondi danni economici e disagio sociale. Al tempo stesso va costruito un sistema di welfare ‘a misura’ della realtà sociale, economica ed occupazionale e dei nuovi bisogni dei cittadini- imprenditori e delle loro famiglie”.
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