11 Giugno 2013, h. 22:45
ASSEMBLEA 2013 – Sintesi del rapporto dell’Ufficio studi di Confartigianato
Nel 2013 gli italiani pagano 38 miliardi in più di tasse, pari a 639 euro di maggiori imposte pro capite, rispetto alla media dei cittadini dell’Eurozona. Questo gap Italia/Europa è l’effetto dell’aumento della pressione fiscale che quest’anno in Italia raggiunge il 44,6% del PIL, ben 2,4 punti in più rispetto al 42,1% registrato nella media dei Paesi dell’Eurozona. Ma, se si considera il mancato gettito dell’economia sommersa, la pressione fiscale effettiva sale al 53,4% del Pil.
Le tasse pesano in modo particolare sui salari: in Italia il cuneo fiscale che grava sul costo del lavoro di un dipendente single senza figli con retribuzione media, è pari al 47,6%. Si tratta del sesto cuneo fiscale più oneroso tra i 34 Paesi avanzati dell’Ocse, con un livello di 12 punti superiore alla media del 35,5% registrata nei paesi Ocse.
Tra le imposte più recenti che hanno innalzato la pressione fiscale su imprese e famiglie, l’IMU ha provocato, tra il 2011 e il 2012, un maggior prelievo sugli immobili di 14,5 miliardi. Pesante anche l’impatto della Tares, la nuova tariffa rifiuti, che provoca un incremento del 28,1% del prelievo pro capite.
Le cose non vanno meglio per quanto riguarda la burocrazia. Nell’ultimo anno le piccole e medie imprese hanno speso in oneri amministrativi 30.980 milioni di euro, equivalenti a 7.091 euro per impresa e pari a 2 punti di PIL.
L’inefficienza nel rapporto tra Pubblica Amministrazione e imprese genera un ambiente ostile al ‘fare impresa’, tanto che nella classifica sulla facilità di fare impresa ‘Doing Business 2013’ l’Italia si colloca al 73° posto tra i 185 Paesi del mondo.
Gli ultimi 18 mesi sono stati particolarmente difficili per le imprese e per il Paese. Nei quasi seicento giorni che vanno da metà novembre 2011 a giugno 2013, nell’alternanza tra Governo tecnico e la fase di incertezza e stallo registrata in avvio di legislatura, il numero delle aziende italiane è diminuito dell’1%, il numero delle imprese artigiane è calato del 3%, il Pil è sceso del 3,4%, il credito alle imprese è diminuito di 65 miliardi (pari al -6,4%), il debito pubblico è salito di 122 miliardi (+6,4%), la pressione fiscale è aumentata di quasi 2 punti (+1,8), la disoccupazione giovanile è aumentata di oltre 8 punti (+8,5), i disoccupati sono aumentati del 30,9%, con una crescita di 728 mila persone in cerca di lavoro, gli occupati sono diminuiti dell’1,3%, con una perdita di 294 mila unità; per i giovani under 35 la perdita di occupati ha superato il mezzo milione (-537mila).
Segue Tabella
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