11 Marzo 2013, h. 00:00
Costo del denaro insostenibile, lo spread con la Germania vale 14 miliardi
Le banche tengono i rubinetti del credito ben chiusi. Quando li allentano vogliono essere certe di guadagnarci, in Italia in misura maggiore degli altri paesi europei, Germania in testa. Lo certifica uno studio di Confartigianato. Nella comparazione europea, il tasso medio che pagano le imprese italiane sui nuovi finanziamenti è il più alto (3,65 punti base) tra quelli registrati nei maggiori paesi dell’Area Euro a 17 (tasso medio 2,27). La Germania presenta il tasso più basso (2,17). Ci separano da Berlino ben 148 punti, 97 dal resto d’Europa. Numeri che confermano che le politiche monetarie espansive della Banca Centrale Europea stanno producendo minori effetti in Italia che altrove. Mentre nel resto della Ue i tassi di riferimento sono scesi di 81 punti base in un anno, da noi la riduzione si è fermata a 53 punti. Il divario fra i maggiori tassi pagati dai nostri imprenditori rispetto per esempio ai colleghi tedeschi, fa sì che per le nostre imprese il credito sia costato 14,3 miliardi di euro in più l’anno. “Le differenze di costo del denaro tra le imprese italiane e le altre imprese europee che sono spesso i principali competitori sui mercati – spiega il Segretario generale di Confartigianato Cesare Fumagalli – rappresentano davvero uno dei principali vincoli in questo momento. C’è una crisi di mercato ma c’è anche una crisi in più per le imprese italiane dovuta al costo del denaro”. Denaro costoso ma anche poco. Le imprese, infatti, oltre a subire la concorrenza degli altri Paesi, in cui il denaro costa di meno, devono pure sopportare quella dello Stato che assorbe il grosso degli investimenti delle banche. A fine 2011, mentre i prestiti alle imprese diminuivano di 54,4 miliardi, l’acquisto di quote di debito pubblico da parte del sistema creditizio è cresciuto di quasi il 62% superando quota 126 miliardi. Una concorrenza sleale, ma fortemente remunerativa e tutto sommato poco pericolosa, che riduce a un rivolo gli impieghi destinati alle imprese. “Oggi è davvero sempre più difficile trovare strumenti utili per agevolare il credito alle imprese – sottolinea Fumagalli – se non quello di un allargamento complessivo degli impieghi a favore delle imprese. Ma d’altra parte le banche hanno in pancia un numero crescente di sofferenze. A questo punto il circolo vizioso diventa praticamente perfetto”. Per aggirare l’ostacolo, e dare comunque liquidità alle imprese, Confartigianato rilancia la battaglia che sta conducendo da tempo. “Noi abbiamo proposto e riproponiamo che almeno di debito che hanno le pubbliche amministrazioni nei confronti delle imprese, possano diventare ossigeno che fa ridurre per 70 miliardi il ricorso al credito da parte delle imprese, in particolare delle piccole imprese”, conclude il Segretario generale di Confartigianato Cesare Fumagalli.
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