15 Gennaio 2013, h. 00:00

Ritorna il Mud e debutta la Tares. E’ allarme tariffe sui rifiuti: negli ultimi dieci anni aumenti del 57%.

Per uscire dal ginepraio del Sistri, il Governo fa un passo indietro e resuscita, forse solo per quest’anno, il vecchio e consolidato Mud, il Modello Unico di Dichiarazione Ambientale. Entro prossimo il 30 aprile, le circa 300.000 imprese tenute all’adempimento, dovranno tornare a riepilogare i movimenti di scarti effettuati nel 2012 esclusivamente attraverso il Mud, usando il modello e le istruzioni allegati al Decreto del Presidente del Consiglio dei Ministri dello scorso 20 dicembre. Difficile non vedere dietro il ritorno di questo adempimento, la sconfitta, ci si augura definitiva, del Sistri, il sistema di tracciatura digitale dei rifiuti che negli anni più difficili della crisi ha sottratto alle casse delle imprese 70 milioni di euro senza mai entrare in funzione. Grazie alla battaglia condotta da Confartigianato, il Sistri è ufficialmente ‘congelato’ fino al 30 giugno. Rimanendo in tema di rifiuti, sempre entro il 30 aprile, la globalità dei cittadini e delle attività produttive dovrà versare la prima rata della Tares, la nuova tassa sui rifiuti e sui servizi comunali che dal primo gennaio sostituisce la Tarsu e le tariffe rifiuti Tia. Tutto fa pensare che si tratterà di una stangata. La conferma arriva direttamente dal Governo che nella relazione tecnica allegata al decreto «Salva Italia», che ha istituito la Tares, parla di maggiori entrate per i comuni per 1 miliardo nel 2013 e 1 miliardo nel 2014, equivalenti a un incremento di 16 euro per abitante. Ma per il Servizio Bilancio del Senato le cifre potrebbero essere anche più alte, considerato che il documento stilato dall’esecutivo non fornisce alcun dato per la verifica delle stime. L’inasprimento delle tariffe dei servizi pubblici locali, da tempo denunciata da Confartigianato, è un emergenza che non accenna a rientrare. Nell’ultimo anno – stima l’Ufficio studi di Confartigianato – mentre in Germania il costo per gli utenti della raccolta dell’immondizia è calato di quasi un punto, in Italia è cresciuto del 4%, più del doppio dell’incremento registrato nella zona euro. Sul lungo periodo il quadro è sconfortante: in 10 anni le tariffe rifiuti sono aumentate del 57%, quasi 23 punti in più rispetto all’Area euro. A fronte di questi incrementi allarmanti che valgono miliardi di euro, l’Italia si piazza nella parte più bassa della classifica stilata ad agosto dall’Unione Europea quanto a gestione dei rifiuti. Solo ventesima su ventisette paesi. Una maglia nera, un altro spread tra l’Italia e i grandi paesi del nord Europa, che il nuovo Governo dovrà necessariamente affrontare.

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