8 Gennaio 2013, h. 00:00

La nuova norma sui compro oro rischia di mettere in ginocchio l’intero settore

Ci risiamo, un’intera categoria dell’artigianato rischia di passare dalle stelle alle stalle. Stiamo parlando dell’oreficeria artigiana, in festa quando, dopo una serie di blitz e di scandali legati al malaffare di alcuni compro oro, la politica aveva deciso di intervenire per regolamentare il settore. Ma come spesso succede in Italia, per sistemare le cose si fa di tutta l’erba un fascio, imbrigliando le imprese regolari in una serie di norme e balzelli burocratici pensati per limitare l’operatività del malaffare, in particolare nella compravendita di gioielli. Allo stato attuale, infatti, il nuovo disegno di legge impone anche alle piccole botteghe artigiane dell’oreficeria di continuare ad operare a condizione che soddisfino determinati requisiti di affidabilità e che diventino società di capitali, controllate dalla Banca d’Italia. Il problema, però, è che le imprese del settore sono principalmente aziende individuali o imprese di piccole dimensioni, che non potrebbero reggere il peso ed i costi burocratici di queste nuove regole. Per questo motivo, Confartigianato Imprese si è mossa per introdurre una modifica che limiterebbe il campo operativo del malaffare, che faccia realmente ordine nel settore, permettendo a tante micro e piccole imprese oneste di continuare a lavorare. Per Confartigianato Orafi, infatti, basterebbe escludere dalle nuove norme le imprese “che riutilizzano i materiali, anche recuperati, destinandoli esclusivamente alla stessa attività prevalente”, in altre parole, l’attività principale degli orafi artigiani, la creazione di gioielli.

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