31 Gennaio 2013, h. 00:00
La legge 152 e l’inverno caldo dei manutentori di caldaie
Nell’Italia di questo decennio, imprenditori e cittadini hanno visto e sentito ormai di tutto. La politica ha prodotto scandali e polemiche a non finire. E mentre gli italiani aspettano un elenco ormai infinito di interventi e decreti attuativi, le leggi che vengono approvate sono proprio quelle che sarebbe meglio restassero nei cassetti parlamentari. L’ultimo, eclatante e a tratti incredibile esempio è quello del Testo Unico Ambientale. Nato nel 2006 sotto le migliori intenzioni, raccogliere in un unico pacchetto le tante norme a tutela dell’ambiente, con indubbi vantaggi per il paese e per la qualità della vita dei cittadini, una parte di quell’impianto normativo rischia oggi di condannare, nel vero senso della parola, le imprese dell’impiantistica termica. “Purtroppo il ministero, nel Testo Unico Ambientale, non si è limitato ad indicare i limiti di emissione, ma è entrato anche, soprattutto nella parte impianti, a dare indicazioni tecniche di installazione, prendendo come riferimento una legge vecchia, sorpassata dalle nuove normative tecniche – ha denunciato Luca Falco, presidente dei bruciatoristi manutentori di Confartigianato – Dal 30 gennaio dobbiamo dichiarare che gli impianti sono a norma secondo la 152/2006, che è in pieno contrasto con le normative tecniche relative alla sicurezza. Questo è un grave pericolo perché si rischia che un manutentore di caldaie venga obbligato a dichiarare il falso, con ricadute penali davvero importanti”. Dal 30 gennaio, infatti, i bruciatoristi manutentori di caldaie dovranno compilare una dichiarazione di conformità degli impianti termici civili sopra la soglia dei 35 kwh, per intenderci, tutte le caldaie a partire da quelle di una villetta di tre persone, secondo le indicazioni dell’allegato IX all’articolo 285. L’allegato, però, dopo una serie di modifiche, è stato definitivamente soppresso, cancellando le indicazioni ministeriali ma lasciando in piedi l’obbligo per gli imprenditori. “Dobbiamo fare una dichiarazione seguendo le indicazioni di un allegato che è stato cancellato, che non esiste più – ha aggiunto Falco – Diventa veramente difficile per noi imprenditori perché non sappiamo come comportarci. E’ dura stilare un elenco completo di tutte le magagne che ci sono. Per un convegno provai a farne uno. Alla fine scrissi 56 pagine formato A4! Quel testo contiene cose talmente assurde da chiedersi come sia stato possibile aver redatto un testo in quel modo”. Confartigianato sta seguendo la partita dall’inizio, già nel 2008 aveva segnalato tutte le contraddizioni del testo normativo, ed ora, visti gli ultimi stravolgimenti, il Presidente di Confartigianato, Giorgio Merletti, ha scritto direttamente al Ministro dell’Ambiente, Corrado Clini, per chiedere un intervento immediato. “Ora auspichiamo che il Ministro risponda con altrettanta sollecitudine, perché la soluzione a questo problema diventa importante per noi e per le nostre aziende, allo stato attuale rischiamo denunce pesanti – ha concluso Luca Falco – e sembra assurdo che per una mancanza del governo e di una risposta politica siano sempre i soliti a doverci rimettere. Noi artigiani siamo un pochino stufi, adesso”. Sperando che questo sia l’ultimo, tragico capitolo dell’inefficienza politica del nostro paese.
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