28 Gennaio 2013, h. 00:00
Al via il nuovo redditometro: arma antievasione o ‘grande fratello’?
Il fine è nobile, combattere l’evasione fiscale, ma il mezzo per scovare i ‘furbi’ sta creando allarmi e timori tra i cittadini e gli imprenditori. Stiamo parlando del nuovo redditometro, riedizione dello strumento nato 20 anni fa e messo a punto dall’Agenzia delle Entrate per misurare la capacità di spesa dei contribuenti in rapporto al loro reddito dichiarato. Il meccanismo è semplice: dimmi quanto spendi e ti dirò se sei in regola con il fisco. In altre parole, se le uscite superano le entrate c’è qualcosa che non va e se la differenza tra spese e reddito supera la soglia del 20% scatta il campanello d’allarme per il fisco. A spaventare è l’elenco delle voci di spesa messe sotto la lente del fisco: dai beni di lusso (aerei, yacht, gioielli) fino agli acquisti più comuni come quelli alimentari. Secondo Andrea Trevisani, Direttore delle politiche fiscali di Confartigianato “il nuovo redditometro, partendo da una ricostruzione che sembra voler individuare fino all’ultimo centesimo la capacità di spesa per ricostruire il reddito fondatamente attribuibile al contribuente crea un cortocircuito mediatico che è sotto gli occhi di tutti”. A giudizio di Confartigianato il nuovo redditometro va ricondotto ad un utilizzo meno esasperato e più efficace per combattere la vera, grande evasione. “La selezione – spiega Trevisani – è fondamentale. Il nuovo strumento deve essere utilizzato per ricercare l’evasore totale, le forme più odiose di evasione”. Il nuovo redditometro entrerà in vigore dopo l’emanazione di una circolare applicativa dell’Agenzia delle Entrate attesa per i prossimi giorni. E proprio sui contenuti della circolare Confartigianato punta per migliorare l’efficacia del nuovo redditometro e correggere quegli aspetti che stanno disorientando i cittadini. “Confartigianato – sottolinea ancora Trevisani – è intervenuta già nella fase di sperimentazione del redditest, fornendo casi significativi. Oggi ci stiamo confrontando ancora con l’Agenzia delle Entrate affinchè si vada nella direzione di valorizzare di più le spese effettive dei contribuenti, abbandonando l’utilizzo di spese statisticate dall’Istat o da altri istituti. L’altra indicazione che vogliamo emerga dalla circolare dell’Agenzia delle Entrate è quella di far capire che i contribuenti che hanno importi non significativi di differenza tra reddito e spese, non devono essere scomodati, non gli si deve chiedere niente. Soltanto chi ha importi ragguardevoli deve essere eventualmente invitato al contraddittorio. In ogni caso, riteniamo indispensabile che, prima di rivolgersi al contribuente, l’Agenzia delle Entrate svolga una istruttoria interna, utilizzando le banche dati a sua disposizione, per verificare se il contribuente ha sostenuto le spese usando i propri risparmi o i proventi di investimenti”.
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