13 Ottobre 2012, h. 10:49
CRISI – Rilevazione di Confartigianato: Il 49,5% delle imprese finisce ko entro i 5 anni di vita
Il 49,5 per cento delle imprese italiane getta la spugna entro i 5 anni di vita, sconfitte da un ambiente troppo spesso ostile all’iniziativa economica.Ma quel 50,5% di aziende che resistono a 5 anni dalla nascita vanno ad irrobustire un tessuto imprenditoriale che, nonostante la crisi, è tra i più vivaci del mondo. Confartigianato ha rilevato che, con 6,6 imprese ogni 100 abitanti, l’Italia è in testa alla classifica dei Paesi ad economia avanzata con il più alto tasso di imprenditorialità. Al secondo posto vi è la Francia con 4,1 imprese ogni 100 abitanti, seguita dal Regno Unito con 2,8 aziende per 100 abitanti.Se l’Italia è la ‘capitale’ mondiale dell’imprenditoria lo deve all’artigianato che, con 1.448.867 aziende, spicca per la capillare presenza sul territorio italiano.
Secondo la rilevazione di Confartigianato, le ‘piccole patrie’ dell’artigianato sono diffuse ovunque in Italia, ma le imprese trovano un terreno particolarmente fertile a Prato, Fermo, Reggio Emilia, le tre province con il più alto tasso di imprenditorialità artigiana. A Prato operano 10.770 artigiani, pari a 4,3 imprese ogni 100 abitanti. A brevissima distanza segue Fermo, con 7.383 aziende artigiane (4,1 ogni cento abitanti), mentre a Reggio Emilia, che conta 20.812 imprenditori artigiani, il rapporto con la popolazione è di 3,9 imprese ogni 100 abitanti.
Ma la ‘vocazione’ artigiana dell’Italia si fa ancora più forte in alcuni Comuni: in testa alla classifica vi è Piode (in provincia di Vercelli) dove il rapporto artigiani-popolazione è pari a 9,2 imprese ogni 100 abitanti. Tra i comuni più grandi con almeno 5.000 abitanti è Montemurlo (in provincia di Prato) a detenere la palma del comune più artigiano d’Italia, con le sue 1.223 imprese (6,6 ogni 100 abitanti). Lo segue Cingoli (in provincia di Macerata) con 6 aziende per 100 abitanti e Monte Urano (Fermo) con 5,8 aziende artigiane ogni 100 abitanti.
All’artigianato e alle piccole imprese si deve la tenuta occupazionale anche nella fase più acuta della crisi: tra il 2007 e il 2010 le micro imprese con meno di 9 addetti hanno fatto registrare un aumento dell’1,2% degli occupati a fronte di un calo dell’1,5% degli addetti del totale delle imprese.
“Siamo un popolo di imprenditori – sottolinea il Presidente di Confartigianato Giorgio Guerrini – e lo dimostriamo a dispetto della crisi e dei tanti ostacoli che spengono le iniziative imprenditoriali. Questa propensione va sostenuta sia nella fase di avvio dell’impresa, sia soprattutto durante la vita dell’azienda. Non basta puntare sulle start up innovative se poi in Italia continuano a non esserci le condizioni favorevoli perché le imprese possano svilupparsi e generare occupazione. Per offrire un futuro alle giovani generazioni occorre sicuramente facilitare la creazione d’impresa, ma è anche indispensabile dare segnali concreti alle imprese già esistenti e assicurare la continuità e la solidità del nostro tessuto produttivo”.
Notizie correlate:
Nessun articolo correlato.