10 Aprile 2012, h. 00:00

Debutto di fuoco per la nuova imposta sul mattone

Dopo l’allarme lanciato dai Caf e le incertezze su come e quando pagare l’Imu, a cui il Governo ha dato risposta con una serie di emendamenti al decreto Semplificazione, resta ancora in piedi il rebus più difficile da risolvere: quanto costerà a famiglie e imprese la nuova tassa sul mattone? Al momento nessuno può dirlo con esattezza. Per fare i conti bisognerà attendere l’autunno quando si potranno sommare le aliquote deliberate dai Comuni a quelle di pertinenza dello Stato che il Governo fisserà entro luglio. A questo punto occorrerà aggiungere la rivalutazione degli estimi catastali che scatterà quest’anno. Il conto si presume pesante. L’intenzione di fare cassa attraverso l’imposta, infatti, stuzzica tanto il Governo quanto i Comuni che guardano all’IMU come a un rimedio provvidenziale per far quadrare bilanci duramente provati dai tagli. Il gettito complessivo previsto dell’imposta è di 21 miliardi di euro. Le amministrazioni locali potrebbero però far lievitare la cifra fino alla soglia di 30 miliardi applicando alle aliquote standard un ulteriore 2 o 3 per mille. In attesa di conoscere l’entità complessiva della mazzata, il prossimo 18 giugno i possessori di immobili saranno chiamati a versare un acconto, il conteggio sarà fatto con le aliquote della vecchia ICI: il 4 per mille per le abitazioni principali e il 7,6 per mille per le seconde case e gli immobili d’impresa. Con il conguaglio di fine anno arriverà il conto più salato perché scenderanno in campo le aliquote aggiuntive comunali. Insomma, per i proprietari di immobili il 2012 rischia di diventare una lunga via crucis che da Pasqua potrebbe arrivare fino a Natale. Sulla vicenda abbiamo sentito il Presidente di Confartigianato Giorgio Guerrini.<b> <b>Presidente, l’Imu rischia di avere un impatto davvero molto negativo sui bilanci delle piccole imprese già provati dalla crisi. L’Ufficio studi di Confartigianato ha fatto una stima che parla di un aggravio nell’ordine dei miliardi di euro. Può commentare di dati?</b> </b>«Innanzitutto, in un momento economico difficile come questo ulteriori tasse credo che siano l’ultima cosa che dovremmo fare. Se noi guardiamo quanto incideva sugli immobili produttivi la vecchia Ici – sono i dati del 2010 – l’impatto totale era di 4.667 milioni di euro. Con la nuova aliquota dell’IMU portata al 7,6 per mille, quella più bassa, il gettito previsto sarà di 7.551 milioni di euro, con un aumento stimato di oltre il 61%. Se poi i sindaci applicheranno l’addizionale maggiore che è un ulteriore 3 per mille sull’aliquota, saliamo al 10,6 per mille con un gettito stimato totale, solo sugli immobili produttivi, di 10.531 milioni. Non mi sembra che in un periodo economico come questo sia la miglior cosa da fare». <b>La stangata è prevista per dicembre quando le imprese oltre a versare il saldo dell’Imu dovranno pagare anche altre tasse.</b> «E’ stata scelta questa strana formula di far pagare il 50% dell’aliquota più bassa alla scadenza del 18 di giugno, anche – credo – per scongiurare una scadenza elettorale prossima che avrebbe impegnato i sindaci a decidere prima. Invece si decide dopo le elezioni ed è presumibile che stante le difficoltà di cassa delle amministrazioni territoriali tutte, noi ipotizziamo che si siano purtroppo pochi i sindaci che sceglieranno l’aliquota più bassa». <b>Cosa possono fare governo e sindaci per evitare di far traboccare un vaso già troppo pieno.</b> «Confartigianato ritengo debba fare un’azione parallela. La Confederazione nei confronti dello Stato per riportare questo tributo alla filosofia iniziale, era una tassa che serviva per dare inizio al federalismo fiscale e quindi togliere quella parte di tributo che va direttamente allo Stato e che abbiamo visto vale il 3.8 per mille, quindi una fetta molto importante, e convincere sul livello territoriale ciascuna associazione il proprio sindaco a non applicare l’aliquota massima».

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