30 Aprile 2012, h. 00:00
A rischio la qualifica di restauratore di beni culturali
Sono ben 35 le proposte emendative presentate nei giorni scorsi da PDL, Lega e PD al testo di legge per il riconoscimento della qualifica di restauratore di beni d’interesse artistico e culturale, attualmente in discussione nella VII commissione del Senato. Il testo licenziato dal Comitato Ristretto era stato predisposto tenendo conto delle diverse proposte di legge presentate, un testo su cui fino poco tempo fa sembrava esserci ampia convergenza bipartisan, anche perché era molto equilibrato e basato su un impianto analitico che si muove tra attività formativa ed esperienza lavorativa. Tale equilibrio permetteva a oltre 13.000 restauratori che avevano con capacità operato da oltre 10 anni, di veder riconosciuta la loro professionalità e di poter così continuare la propria attività. Oggi, per le 35 proposte emendative, si rischia di fare parecchi passi indietro. Lo denuncia Confartigianato Restauro che sottolinea come alcuni emendamenti, se accolti, stravolgerebbero il senso del provvedimento vanificando il lavoro di anni di associazioni, sindacati e parlamentari sfociato in un testo condiviso. A oggi, per acquisire la qualifica professionale di ‘restauratore’ o ‘collaboratore restauratore di beni culturali’ occorre diplomarsi presso una delle scuole di alta formazione riconosciute oppure dimostrare, tramite documenti e certificazioni, di aver lavorato nel settore per almeno 8 anni, fino al 2001. Fino al 2001, ma siamo nel 2012 e tutto ciò che si è fatto in più di un decennio viene cancellato, dimenticando che qui lavori i restauratori li hanno svolti su assegnazione delle Sovrintendenze che per quei lavori hanno poi certificato il buon esito. Il testo del provvedimento del Comitato Ristretto sui cui tutti finora erano d’accordo, allarga la forbice temporale per la presentazione della documentazione e per l’acquisizione dei titoli formativi al 2014, ricomprendendo così anche tutti i restauratori che hanno incominciato a operare nel nuovo millennio. A sorpresa, un emendamento rimette tutto in discussione proponendo di riportare il termine al 2001. La motivazione ufficiale è di evitare una pericolosa sanatoria, anche se la modifica sembra piuttosto non voler riconoscere il lavoro svolto per conto delle Sovrintendenze a tutto vantaggio di quei pochissimi restauratori diplomati presso una delle scuole riconosciute dal ministero. Ma non finisce qui, la scure si abbatte anche sulla figura del ‘collaboratore restauratore di beni culturali’ che viene cancellata da un emendamento. E mentre riprende la discussione in Commissione cultura sul testo di legge e sugli emendamenti, arriva l’invito di Confartigianato Restauro a non introdurre modifiche peggiorative a un testo che riesce a tenere insieme doveri e diritti di tutti gli operatori del settore.
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