14 Marzo 2012, h. 12:55
RIFORMA MERCATO LAVORO – Rete Imprese Italia: “La forza delle nostre ragioni riapre il confronto”
La forza delle nostre ragioni ha riaperto il confronto, creando un primo piccolo spiraglio che però, allo stato attuale, non è sufficiente per ottenere il nostro consenso: questo il giudizio espresso da Rete Imprese Italia a margine dell’incontro di oggi con il Ministro delle politiche sociali e del lavoro Elsa Fornero.
Alle attuali condizioni non possiamo firmare, ma auspichiamo che l’illustrazione delle nostre posizioni – fatta con estrema chiarezza – venga valutata come merita dal Ministro, e porti il Governo a proporre modifiche utili a un’evoluzione positiva delle questioni in campo, come del resto sta facendo nei confronti degli altri interlocutori di questo negoziato.
Il Governo non può sottovalutare il peso dei costi che si stanno abbattendo in continuazione sulle imprese del terziario, del commercio, dell’artigianato e sull’impresa diffusa. Nei nostri settori, infatti, si profila un pesante aggravio del costo del lavoro pari a circa 1,2 miliardi aggiuntivi l’anno solo per i nuovi ammortizzatori sociali, costo che si somma a quelli già caricati sui titolari delle imprese artigiane e del commercio a causa dell’aumento dei contributi previdenziali per 2,7 miliardi.
Non si può fare cassa solo con le imprese dei settori che garantiscono occupazione e crescita malgrado le forti difficoltà che attraversano. In caso contrario si otterrà un risultato opposto a quello che il Ministro Fornero indica come obiettivo comune, vale a dire la riduzione strutturale della disoccupazione.
Auspichiamo che il Ministro comprenda la situazione e valorizzi il contributo di merito che con spirito costruttivo Rete Imprese Italia ha avanzato e che sarà illustrato in un documento che verrà inviato al più presto all’attenzione dell’esecutivo.
Siamo sicuri che il Ministro Fornero condivida con noi l’assunto che non si può fare sviluppo con l’aumento del costo del lavoro per le imprese. Non è quello che si aspettano i mercati, né quello che ci chiede l’Europa.
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