27 Febbraio 2012, h. 00:00
Confartigianato vince il primo round nella battaglia contro il canone Rai sui computer delle imprese
Non credono ai loro occhi gli imprenditori che in questi giorni stanno ricevendo dalla Rai la richiesta di pagare il canone speciale 2012. Il messaggio è categorico: ‘L’abbonamento è dovuto da imprese, professionisti, enti pubblici e privati, per il possesso di tutti gli apparecchi atti o adattabili alla ricezione di trasmissioni radiotelevisive al di fuori dell’ambito familiare, compresi computer collegati in rete’. Che non sia uno scherzo lo confermano il sito web della Rai dedicato al pagamento del canone e il martellante spot pubblicitario sulle reti della tv di Stato. Come dire, insomma, che basta avere un computer, un Ipad o un Iphone per dover sborsare somme che vanno da 200 euro fino a quasi 7.000 euro. Per le imprese italiane significa una batosta da 980 milioni che finirebbero nelle casse di Viale Mazzini. In men che non si dica, Confartigianato e Rete Imprese Italia sono partite al contrattacco. In una lettera inviata il 17 febbraio al premier Mario Monti e al Ministro dello Sviluppo Economico Corrado Passera hanno denunciato l’assurdità del tributo su strumenti come i computer che gli imprenditori utilizzano per lavorare e non certo per guardare i programmi Rai. Un balzello tanto più ingiustificato perchè colpisce le imprese in un momento di grave crisi e tassa proprio i computer sui quali il Governo punta per colmare il gap digitale del Paese. La rivolta di Rete Imprese Italia è finita sulle prime pagine dei giornali, è dilagata sul web e ha costretto la Rai a dare spiegazioni. La risposta di Viale Mazzini è arrivata il 21 febbraio, dopo un confronto con il Ministero dello Sviluppo Economico, ed è sintetizzata in una nota che, però, non attenua le preoccupazioni degli imprenditori. In sostanza, la Rai precisa che il canone speciale si deve pagare per il possesso di computer utilizzati come televisori, e nulla è dovuto se l’abbonamento è già stato pagato per un apparecchio tv. Quindi, un mezzo dietrofront. Ma i dubbi rimangono e sono molti: come fa la Rai a individuare i computer usati per guardare la tv? Gli imprenditori che hanno già pagato verranno rimborsati? E come si comporteranno gli organi di vigilanza che devono controllare il regolare pagamento del canone? I rappresentanti del Governo, chiamati a rispondere da alcune interrogazioni parlamentari, non hanno sciolto le ambiguità sulla vicenda. L’unica certezza, per ora, è che la Rai abbia tentato il colpo grosso per rastrellare risorse dagli imprenditori. Confartigianato e Rete Imprese Italia non demordono e continuano a sollecitare un intervento chiarificatore del Governo e una modifica legislativa del Parlamento. L’obiettivo della battaglia è di esonerare le imprese dal pagamento del canone Tv per il possesso di televisori o computer utilizzati per lavoro.
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