23 Novembre 2011, h. 00:00
Con il nuovo apprendistato si accorcia la distanza tra scuola e lavoro. E dal 2012 arrivano incentivi per le imprese
L’apprendistato vecchia maniera va in soffitta e dal 2012 dovrebbero cambiare molte cose. Lo prevede la riforma di questo contratto, da tempo sollecitata da Confartigianato ed entrata in vigore il 25 ottobre, che offre ai giovani strade più semplici ed efficaci per muovere i primi passi nel mondo del lavoro. Novità positive scatteranno anche per le imprese. Quelle fino a 9 dipendenti non dovranno pagare i contributi previdenziali degli apprendisti per i primi tre anni dei contratti avviati nel 2012. L’incentivo, introdotto con la legge di stabilità appena varata e che entrerà in vigore dal primo gennaio 2012, vale però solo fino al 2016. Ma è una buona spinta per diffondere l’uso di un contratto che, grazie alla riforma, rilancia il ruolo formativo delle imprese, riduce gli intoppi burocratici e punta a combattere la disoccupazione giovanile. Ne è convinto il Prof. Michele Tiraboschi, docente di Diritto del Lavoro all’Università di Modena, intervenuto ad un convegno promosso da Confartigianato. ‘Ci sono buone prospettive per utilizzare in maniera molto più snella e semplice questo nuovo strumento rivolto ai giovani e alle aziende per acquisire ragazzi motivati, per riattivare lavori manuali, per poter indirizzare le nuove generazioni verso percorsi qualificati’. La riforma dell’apprendistato, che porta a 5 anni la durata del contratto nelle imprese artigiane, prevede diverse tipologie di formazione. Quella per ottenere la qualifica professionale e che interessa i giovani tra 15 e 25 anni, quella professionalizzante e quella di alta formazione e ricerca per i giovani da 18 a 29 anni. Insomma, si tratta di una ‘rivoluzione’ che, però, per dare i suoi frutti, deve fare leva sulla contrattazione e sull’impegno delle Regioni. In particolare per l’apprendistato professionalizzante che riguarda da vicino gli artigiani e le piccole imprese. ‘Occorre aspettare – ha detto il Professor Tiraboschi – che i contratti collettivi di lavoro disciplinino la materia e che, nel contempo, le Regioni indichino le modalità dell’offerta formativa pubblica, cioè come le 120 ore nel triennio si integrano con la formazione ormai prevalentemente aziendale’.
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