20 Settembre 2011, h. 00:00
E’ legge la manovra correttiva da 54 miliardi
Dopo un mese di continue modifiche, la manovra per rimettere in sesto i conti dello Stato e garantire il pareggio di bilancio nel 2013 ha preso forma con un impatto da 54 miliardi. Travagliata nella gestazione e gigantesca nelle dimensioni, la manovra entrata in vigore pochi giorni fa risponde ad una parola d’ordine: rigore. E non poteva essere altrimenti. Ma sulle riduzioni delle spese prevalgono le voci d’entrata: come l’innalzamento dell’aliquota Iva al 21 per cento, la possibilità per Regioni e Comuni di aumentare l’addizionale Irpef, la stretta sull’evasione e regole più stringenti sugli studi di settore. Di sicuro la pressione fiscale non diminuisce e non ci sono quei robusti tagli alla spesa pubblica improduttiva che erano stati annunciati e che gli imprenditori auspicavano. Non manca qualche sforbiciata ai costi della politica e della Pubblica Amministrazione, ma senza misure di incoraggiamento al sistema produttivo, l’orizzonte, per le imprese, si riempie di incognite. Rete Imprese Italia ha bocciato la manovra definendola ‘una “medicina amara” che non pensa allo sviluppo. E Confartigianato non risparmia critiche all’assenza di interventi che, accanto a misure inevitabilmente rigorose, avrebbero dovuto restituire un po’ di slancio e fiducia agli imprenditori. Qualcosa si poteva fare, ma è mancato il coraggio di andare fino in fondo. Spulciando tra articoli e commi della manovra, spuntano infatti non poche brutte sorprese. Come il ritorno del Sistri, il sistema di tracciabilità dei rifiuti che, in una delle tante versioni della manovra, era stato cancellato. Il giudizio del Segretario generale di Confartigianato Cesare Fumagalli è netto: <i> C’è una pervicace riproposizione del Sistri, un appesantimento ancora a carico delle piccole imprese. Non avremmo più voluto vedere quel mostriciattolo del Sistri. Si è persa anche l’occasione per accelerare i pagamenti dei debiti della Pubblica Amministrazione verso le imprese e mancano riforme strutturali. Non è detto che non si possano fare interventi selettivi con le poche risorse a disposizione per far ripartire la crescita, che non è una parola astratta, significa consentire alle imprese che operano sui mercati di avere occasioni di ripresa </>. Insomma, ancora nessun segnale concreto per stimolare la crescita e per far uscire gli imprenditori da quel tunnel di incertezze che dura ormai da troppo tempo.
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