5 Aprile 2011, h. 00:00
La liuteria cremonese simbolo dell’identità culturale italiana
Era il 1817, il maestro Nicolò Paganini componeva i 24 capricci per violino con uno strumento realizzato a Cremona. Inevitabilmente a Cremona, verrebbe da pensare, culla della liuteria d’eccellenza, patria di maestri artigiani del calibro di Amati, Guarneri e su tutti, Antonio Stradivari. Nel 2011, anno del 150° anniversario dell’Unità d’Italia, la liuteria cremonese è stata scelta come simbolo dell’identità culturale italiana. Due maestri artigiani cremonesi, infatti, hanno conquistato le vetrine delle due mostre allestite a Roma negli spazi del Vittoriano. Se il violoncello realizzato dal maestro Alessandro Voltini resterà in mostra dalla fine di marzo ai primi di luglio, il violino del maestro Primo Pistoni è attualmente in mostra nell’esposizione “Alle radici dell’identità nazionale”, inaugurata dal presidente Napolitano lo scorso 17 marzo. “E’ un orgoglio grande per noi – ha debuttato Roberto Maffezzoni, segretario di Confartigianato Cremona – Il riconoscimento della liuteria cremonese rappresenta una strepitosa occasione per evidenziare il lavoro quotidiano dei nostri artigiani liutai. Se è vero che Cremona è famosa per il grande maestro Stradivari, che ha dato origine a tutta la scuola cremonese, è anche vero che oggi più che mai la liuteria contemporanea dimostra di essere all’altezza di questa grande tradizione”. Cremona ha conquistato il mondo grazie all’eccellenza della propria liuteria, dagli Stati Uniti al Giappone. Un legame che oggi, all’indomani del disastro che ha colpito il Paese del Sol Levante, ha spinto Confartigianato Cremona ad attivare una serie di iniziative di beneficenza. A cominciare dal concerto organizzato il 27 marzo scorso, quando è cominciata la raccolta fondi da destinare alla Croce Rossa giapponese. Da Cremona in tutto il mondo per tornare a Roma, con l’esposizione dei due strumenti cremonesi, entrambi vincitori del Concorso triennale internazionale degli strumenti ad arco della Fondazione Stradivari. Tradizione artigiana, studio dei materiali e ricerca della perfezione sono alla base della scuola cremonese. “Costruire un buono strumento richiede tempo e cura, sia per l’aspetto acustico che per quello estetico – ha sottolineato il maestro Primo Pistoni – Veri e propri trucchi non esistono, se non quello di dedicare una particolare attenzione all’assemblaggio dello strumento come identità sonora. D’altronde, aldilà dell’estetica, uno strumento serve per suonare”. Un segreto, un ingrediente magico che non può essere ripetuto, replicato, che resiste agli innumerevoli tentativi di contraffazione. D’altronde, questo si sa, Paganini non ripete.
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