8 Novembre 2010, h. 00:00
Da Bruxelles arrivano le nuove regole per gli installatori di impianti da rinnovabili
Tempo pochi giorni per sapere se gli installatori di tecnologie verdi potranno continuare a svolgere liberamente la propria professione oppure se saranno obbligati a tornare sui banchi di scuola per corsi di qualificazione obbligatoria. Il filo della speranza è rappresentato dai contenuti del decreto con cui, entro l’anno, il Ministero dello Sviluppo Economico dovrà recepire la direttiva dell’Unione Europea relativa alla promozione dell’uso delle energie rinnovabili, contenuti che a tutt’oggi sono ancora immersi nel buio. Chiara e definita è al contrario la direttiva di Bruxelles che prevede che per il 2010 ogni Stato membro metta a disposizione degli installatori su piccola scala di impianti di energia da rinnovabili, dei sistemi di certificazione o di qualificazione. Tra le due opzioni c’è una grande differenza: certificazione significa un sistema volontario: in sostanza se non si vuole aderire si può continuare a lavorare lo stesso. Discorso diverso per la qualificazione che prevede un percorso abilitativo obbligatorio, con successivi corsi di formazione. Senza abilitazione la serranda resta abbassata. Una scelta che l’Unione Europea demanda agli Stati membri; il nostro Paese non si è ancora pronunciato ma lo farà probabilmente nei prossimi giorni. Per Confartigianato è da scartare l’ipotesi di nuovi paletti che limitino l’attività degli installatori di impianti elettrici o termoidraulici. Quindi no ad abilitazione e albo professionale perché la qualificazione delle imprese impiantistiche è già regolata dalla norma di settore, il Decreto ministeriale 37. Viceversa, giudizio favorevole a corsi specialistici, ma solo su base volontaria. Se la scelta tra i due percorsi resta il nodo principale della questione, ce n’è anche un secondo da sciogliere – non di poco conto. Riguarda la competenza della formazione che potrebbe essere assunta in via esclusiva dall’Ente nazionale energia e ambiente. In particolare potrebbe dipenderebbe dall’Enea la certificazione dei formatori. Una previsione che non piace a Confartigianato che dietro la scelta vede profilarsi l’ombra di un possibile monopolio. Per la Confederazione è invece auspicabile che l’Agenzia sia terza parte nella valutazione dei contenuti formativi dei corsi.
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