15 Settembre 2010, h. 00:00

Tajani: ‘Manifatturiero e pmi al centro della futura politica industriale europea”

Mentre in Italia l’attenzione è tutta per il futuro politico del Paese, l’Europa mira decisa al rilancio dell’economia del vecchio continente con la proposta di una nuova politica industriale per l’eurozona che metta industria manifatturiera e piccole imprese al centro della crescita. Il piano, presentato alla Summer School di Confartigianato, è quello del Vicepresidente e Commissario all’Industria e all’Imprenditoria della Commissione europea Antonio Tajani, un progetto che diventerà ufficiale solo a metà ottobre ma che ha già incassato il plauso, tra gli altri, del Presidente della Repubblica Giorgio Napolitano. <i>”E’ venuto il momento </i>– ha detto nei giorni scorsi il capo dello Stato – <i>che l’ Italia si dia una seria politica industriale nel quadro europeo, secondo le grandi coordinate dell’ integrazione europea”. </i> Un monito, quello di Napolitano a sciogliere i nodi dell’economia italiana guardando alle iniziative di Bruxelles, che cade in un momento politicamente complesso e con la casella del Ministero dello Sviluppo Economico ancora libera. <i>“L’Europa </i>- spiega Antonio Tajani – <i>per uscire definitivamente dalla crisi, ma anche per creare una nuova stagione economica positiva, ha deciso di puntare su una nuova politica industriale. Una nuova politica industriale significa un modello diverso dall’industria degli anni’80 e ’90 cioè un’industria che non sia figlia degli aiuti di stato, un’industria competitiva”.</i> Il piano, ambizioso, mira a rendere l’Europa ‘amica’ delle imprese grazie al buon funzionamento dei mercati finanziari e dell’accesso al credito, soprattutto per le Pmi, al rafforzamento del mercato unico, a meno burocrazia e migliori infrastrutture per trasporti, energia e digitale. Una new economy più intelligente, basata su ricerca e innovazione e più sostenibile in termini di efficienza energetica e ambientale. <i>“Per raggiungere l’obiettivo</i> – prosegue l’Eurocommissario – <i>è necessario un terreno normativo che permetta all’industria di svilupparsi insieme al sistema imprenditoriale. Quindi meno burocrazia, meno lacci normativi e su questo la Commissione Europea, su impegno diretto del Presidente Barroso, ha già lavorato per ridurre molte migliaia di norme comunitarie”. </i> E ancora, sostegno all’internazionalizzazione della nostra industria <i>“perché </i>- ha spiegato Tajani dal palco della Summer School – <i> dare la possibilità di esplorare nuovi mercati è lo strumento più efficace per evitare le delocalizzazioni”.</i> <i> “La nuova politica industriale </i>– ha proseguito – <i>deve portare anche alla ristrutturazione delle attuali industrie per essere più competitive e più moderne perché non ci può essere un’attività industriale senza innovazione, ecco perché noi presenteremo entro la fine del mese una comunicazione della Commissione Europea sull’innovazione e poi la Comunicazione sulla nuova politica industriale”.</i> In un’intervista rilasciata al Tg@ (il settimanale di informazione via web di Confartigianato) a margine della Summer School, l’Eurocommissario Tajani ha fornito alcune anticipazioni su due cavalli di battaglia di Confartigianato: la legge Reguzzoni sul Made in Italy, per la quale nelle scorse settimane Bruxelles ha fatto scattare il disco rosso, e i ritardi di pagamento della pubbliche amministrazioni. <i>“La legge Reguzzoni, per quanto riguarda i contenuti di principio è una buona legge. E’giusto difendere i prodotti fatti in Europa e garantire il consumatore. Ci sono alcuni problemi, da qui la lettera che la Commissione Europea ha inviato al Governo italiano. Ecco perché, essendo un convinto sostenitore del “made in”, cercherò di trovare una soluzione che permetta all’Italia di avere un suo made in sintonia con le norme comunitarie”.</i> L’Italia è ‘maglia nera’ nell’Ue per i ritardi di pagamento della Pubblica Amministrazione e dei privati. In entrambi i casi, secondo una rilevazione dell’Ufficio Studi di Confartigianato, il nostro Paese detiene un record negativo: gli enti pubblici si fanno attendere in media 128 giorni, vale a dire 61 giorni in più della media Ue. Le imprese private committenti onorano i loro debiti nei confronti dei subfornitori in 88 giorni, con un ritardo di 31 giorni rispetto ai competitors europei. <i>”Ci sono buone notizia</i> – spiega Tajani – <i>mi auguro che entro fine anno possa entrare in vigore una normativa che permetterà alle imprese di essere pagate entro 30 giorni da parte delle pubbliche amministrazioni, altrimenti ci saranno delle penalità importanti per le Pa. Questa direttiva metterà in movimento molti miliardi di euro e farà il bene non soltanto delle piccole e medie imprese ma permetterà a queste di reinvestire, creare nuovi posti di lavoro, essere un volano positivo per tutta l’economia”.</i>

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