14 Giugno 2010, h. 00:00
L’Europa mette a rischio le imprese balneari italiane
Uno tsunami da tempo minaccia di abbattersi sulle imprese balneari italiane. I piccoli imprenditori della spiaggia, quelli che hanno insegnato al mondo come si trasforma la sabbia in oro, proprio loro, rischiano di dover far fagotto e ritirarsi dal mercato. Tra cinque anni, infatti, le concessioni demaniali che hanno permesso loro di creare economia e posti di lavoro saranno messe all’asta. E i bagnini non avranno alcun diritto di prelazione, chi offrirà di più se le porterà a casa. Lo prevede la direttiva Bolkenstein della Commissione europea relativa ai servizi sul mercato interno, che se applicata senza modifiche metterà in ginocchio i piccoli imprenditori balneari: senza concessioni niente lettini, niente ombrelloni, niente stabilimenti. Niente di niente, insomma. Dunque, nel 2015 – data frutto di un importante proroga strappata lo scorso dicembre da Oasi Confartigianato – le attuali concessioni saranno carta straccia. Mistero su cosa succederà dei ristoranti, centri benessere, aree attrezzate per lo sport, insomma di tutti gli investimenti effettuati dai titolari degli stabilimenti. “La Comunità Europea – attacca Giorgio Mussoni presidente degli operatori di spiaggia associati a Confartigianato – non conosce le nostre caratteristiche; gli stabilimenti attrezzati sono una peculiarità tipica italiana, soprattutto quelli della Versilia, del Veneto, dell’Emilia Romagna, delle Marche. La direttiva Ue è pensata per le spiagge del Nord Europa, non per le nostre”. “La spiaggia è demaniale – prosegue Mussoni – ma gli stabilimenti balneari hanno un legittimo proprietario. Cosa facciamo, buttiamo tutto giù con le ruspe? Con quale animo possiamo fare nuovi investimenti”? Oasi Confartigianato ha chiesto nuove regole al Governo e alla Conferenza Stato Regioni, che recentemente ha ricevuto in dote le spiagge nell’ambito del federalismo demaniale. Sul tavolo del Ministro Fitto c’è da alcuni giorni una proposta di legge firmata dalla Confederazione che dovrebbe aiutare l’esecutivo a riscrivere integralmente le norme del settore per evitare di trasformare un’economia fiorente in un castello di sabbia.
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