12 Novembre 2009, h. 00:00
La Francia apre ai “piccoli”
Fino a cinque anni fa era la responsabile del marketing e della comunicazione di una grande impresa francese. Una dipendente, dunque. Oggi è un’imprenditrice, o meglio un’autoimprenditrice che ha sfruttato la razionalizzazione del personale dell’impresa in cui lavorava, e la recente normativa d’oltralpe sull’autoimpiego, per trasformare la passione di una vita, quella per il restauro dei mobili e degli arazzi, in una professione. Che ora marcia alla grande: in pochi mesi il suo sito internet è balzato da zero a una media di 450 contatti al giorno, e, nonostante la crisi, gli ordinativi sono sufficienti a tenerla occupata almeno fino alla prossima primavera. Valerie Pizzi ha raccontato la sua storia a chi può capirla meglio, alle imprenditrici di Confartigianato. Valerie è allo stesso tempo imprenditrice, moglie e madre. Tre ruoli che la accomunano alla maggioranza delle centocinquanta imprenditrici presenti alla Convention “Donne Impresa”. Con una sola significativa differenza. Vive in Francia. Detta con altre parole, non lavora in Italia. Il che non fa proprio la differenza ma certo aiuta: qui da noi, al primato europeo per numero di imprenditrici e lavoratrici autonome, ben 1.519.000, e per numero di micro e piccole imprese, fa da contrappunto l’assenza di meccanismi che incentivano il mettersi in proprio. Mentre in Francia, il cui tessuto produttivo è incentrato sull’industria, tali meccanismi ci sono eccome, tanto che nell’ultimo anno hanno favorito la nascita di 400.000 attività imprenditoriali. Una contraddizione evidente, difficile da spiegare. Anne Claire Jarry Bouabid, Addetto Fiscale dell’Ambasciata di Francia in Italia che ha affiancato Valerie Pizzi nell’incontro con le imprenditrici di Confartigianato, tira dritto. Rileva la contraddizione ma si concentra su quello che funziona nel suo Paese, sorvolando benignamente sulla situazione italiana. “Negli ultimi venti anni in Francia – spiega Jarry – è in corso un’inversione di tendenza. I Governi che si sono succeduti, infatti, hanno curato molto le piccole imprese, nonostante il nostro sistema produttivo rimanga industriale. A partire dal 2008 sono attive le norme a favore dell’autoimprenditorialità: studenti, funzionari, pensionati possono verificare la loro idea imprenditoriale creando una piccola impresa. Dal punto di vista fiscale le aliquote sono basse, non si paga l’Irpef o l’Iva, ma solo un forfait: 12% fino a 32.000 euro di guadagni; 23% fino a 80.000 euro. Se poi non si ha fatturato, non si paga nulla”. E i benefit non finiscono qui. Sono previsti aiuti ed incentivi per l’accesso al credito oltre a corsi di formazione per i futuri imprenditori, tarati sulle materie gestionali. “Dopo che ho contrattato la fuoriuscita dall’azienda in cui lavoravo – riprende l’imprenditrice Valerie Pizzi – ho seguito per cinque anni un corso di formazione sul restauro. Poi ho realizzato un attento business plan della mia futura attività in attesa del via libera allo statuto per gli auto imprenditori. A gennaio del 2009 ho registrato la mia impresa personale. E’ stata interessante la facilità dell’iscrizione, ci sono voluti solo quindici minuti, tutto on-line. Dopo otto giorni mi è arrivato a casa il numero di iscrizione. Ho trasformato una stanza di casa in laboratorio e tutto il tempo che risparmio in spostamenti o in burocrazia, lo dedico a mio figlio che ha sette anni”. Conciliare lavoro e famiglia per Valerie Pizzi è una sfida vinta. Forse ci sarebbe riuscita anche se non avesse trasformato parte della casa in una bottega, perché è vero che in Francia gli asili sono tanti anche se non sufficienti, ma a differenza dell’Italia le famiglie hanno a disposizione pure altri strumenti che da noi non esistono. Spiega l’Addetto Fiscale dell’Ambasciata di Francia Anne Claire Jarry: “Abbiamo gli assegni per la maternità, 800 euro mensili per tre anni, meccanismi di crediti di imposta per far seguire i bambini, oltre alla figura delle custodi familiari che hanno in cura fino a tre bambini”. Appunti per didascalie: nell’immagine l’imprenditrice francese Valerie Pizzi
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