15 Settembre 2009, h. 00:00
Crisi e credito bancario, le imprese alla ricerca di liquidità
Credito, crisi economica e ruolo delle organizzazioni di rappresentanza nel travagliato rapporto tra banche e piccole imprese. Questo il filo conduttore del confronto tra Alessandro Profumo, Amministratore delegato di UniCredit Group, Alessandro Azzi, Presidente di Federcasse, e Franco Masera, Managing partner di KPMG Advisory. Una tavola rotonda organizzata per andare dritti al cuore di una stretta creditizia che rischia di bloccare gli ingranaggi del più potente motore di sviluppo economico e produttivo del Paese, l’artigianato e la micro e piccola impresa. Un confronto per capire le dinamiche generali del sistema bancario italiano e dei suoi soggetti più rappresentativi, un big player del calibro di UniCredit e le centinaia di banche di credito cooperativo che da sempre sostengono il fare impresa sul territorio italiano. Il sistema dei Consorzi di garanzia fidi, l’opportunità di rivedere gli accordi di Basilea 2, diventati impermeabili con la stretta creditizia, e l’immediato futuro economico italiano sono stati l’oggetto del confronto tra i dirigenti del Sistema Confartigianato e le due più rappresentative identità bancarie del Paese. Senza tralasciare i temi di maggiore attualità sulla scena economico-politica italiana. Alessandro Profumo, amministratore delegato del colosso finanziario di piazza Cordusio, ha scelto la Summer School di Confartigianato per rispondere ai recenti attacchi del Ministro dell’Economia e delle finanze, Giulio Tremonti, agli istituti bancari. “Le banche – aveva dichiarato il titolare di Via XX Settembre – non comandino sui governi. Non ha senso che gli istituti bancari siano più grandi dei governi stessi. Quando hanno problemi, poi, questi diventano anche problemi dei governi. Le banche devono essere al servizio della gente, non la gente al servizio delle banche”. Micro e piccole imprese comprese. Davanti a chi rappresenta le Pmi italiane, Profumo ha precisato che “da noi la politica non entra in banca. Le nostre scelte cercano sempre di essere orientate alla gestione e a fare impresa. Lascerei la componente politica per entrare in quella dimensionale: il tema sollevato dal ministro Tremonti è corretto. Abbiamo visto in Svizzera e Olanda che la dimensione delle banche era tale, rispetto al Pil nazionale, da generare tensioni. Il nostro sistema bancario, grazie all’evoluzione degli ultimi anni, è diventato molto più solido e stabile”, ha aggiunto Profumo. Niente polemiche, quindi. Le banche sanno cosa devono fare e lo fanno. “A fine agosto – ha risposto l’amministratore delegato di UniCredit Group a chi accusava le banche di aver bloccato i flussi creditizi verso le imprese – su un totale di 7 miliardi di euro, i nuovi fidi o gli aumenti di fidi sono stati pari a 2,3 miliardi. E’ quindi sbagliato dire che non eroghiamo. Come è falso sostenere che non c’è stato alcun vantaggio per i nostri clienti. Negli ultimi dieci anni – ha rilanciato Alessandro Profumo – il nostro margine è passato, in proporzione, da 100 a 35. Questo vuol dire che il sistema bancario ha lasciato ai propri clienti il 65% dei margini. Poche altre industrie hanno fatto lo stesso”. Un ultimo attacco, Profumo, l’ha riservato a Basilea 2, un set di parametri bancari che non hanno mai convinto i piccoli imprenditori italiani, abituati a parlare con la propria banca, non ad essere catalogati e gestiti come un’immensa biblioteca di numeri seriali. “Bisogna smitizzare Basilea 2 – ha detto senza mezzi termini l’ad di UniCredit Group – Il 60% della valutazione di un cliente viene eseguita su parametri soft, comportamentali e non legati al bilancio aziendale dei correntisti. La chiave di successo per una banca era ed è la prossimità con il cliente”. Vicinanza e conoscenza che nel mondo produttivo italiano si chiamano Confidi, una fitta rete di Consorzi di garanzia creditizia legata a doppia mandata ai territori. Quegli stessi Confidi che Franco Masera di KPMG Advisory ha definito “un ottimo strumento di mediazione, comunicazione e personalizzazione del credito alle imprese italiane”. Con l’introduzione dei parametri di Basilea 2, però, “i Confidi 107, quelli con una maggiore attività finanziaria e maggiori mezzi patrimoniali, rischiano di minare la forza capillare dei Confidi”. I Confidi sono tornati al centro del dibattito quando, durante il giro di domande agli ospiti, c’è stato chi ha chiesto spiegazioni sulla tendenza bancaria a preferire proprio i Consorzi articolo 107 ai 106. La risposta, secondo Alessandro Azzi, Presidente di Federcasse, sta “nella maggiore portata economica e finanziaria dei primi, capaci di garantire in maniera più efficace maggiori finanziamenti rispetto agli altri”. Presente e futuro dell’economia e del sistema bancario si sono alternati nel corso del dibattito. Per il futuro, stando alle dichiarazioni di Alessandro Azzi, la novità più importante e prossima è “l’adesione al progetto della Banca del Mezzogiorno da parte delle Bcc italiane, che possono offrire nuove opportunità alle imprese in termini di finanza agevolata, scouting di nuove imprese e facilitazione del lavoro dei Confidi. Il nostro progetto, che dovrebbe essere pronto a breve, coinvolgerà le Organizzazioni di rappresentanza delle imprese italiane, fondamentali – ha concluso Azzi – per riuscire in un progetto tanto ambizioso”.
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