30 Luglio 2009, h. 00:00

Nasce il nuovo modello contrattuale dell’artigianato

La riforma del modello contrattuale dell’artigianato è realtà. L’ufficialità è arrivata il 23 luglio 2009, quando Confartigianato, le altre sigle dell’artigianato, Cisl e Uil hanno messo la propria firma sull’intesa che rende operative le indicazioni dell’accordo. All’appello manca soltanto la Cgil, unica a non aver ratificato l’accordo per riformare il sistema contrattuale dell’artigianato. “Un accordo che rappresenta un nuovo patto sociale – spiega Giorgio Guerrini, Presidente di Confartigianato Imprese – e che crea le condizioni per stabilizzare i provvedimenti di decontribuzione e detassazione delle erogazioni di secondo livello e consente, di fronte all’attuale crisi, di disporre di un sistema di ammortizzatori sociali rinnovato e più inclusivo”. “L’accordo sulla riforma contrattuale – rilancia Cesare Fumagalli, Segretario generale di Confartigianato Imprese – potrà offrire utili risposte in termini di recupero di produttività e di competitività per le imprese, di maggiori tutele e più salario per i lavoratori, di maggiore sviluppo per le economie locali ed è in linea con le misure anticrisi varate dal Governo”. Nel dettaglio, il nuovo modello rafforza la contrattazione di secondo livello, rimandando al livello regionale gli aumenti legati alla produttività. “In questo modo – ha aggiunto Fumagalli – si aiuteranno i territori a distribuire ricchezza dove viene prodotta e ad affrontare al meglio le situazioni di crisi attraverso una contrattazione mirata”. Contrattazione di secondo livello e non solo, perché con il nuovo modello viene introdotto un nuovo indice previsionale, l’IPCA, un indice europeo armonizzato che esclude il costo dei prezzi dei beni energetici importati. “La scelta di adottare un parametro che non consideri i prezzi energetici – ha ripreso Guerrini – nasce dalla volontà di tenere le imprese al riparo dagli incrementi degli oneri derivanti dalle impennate del costo dei prodotti energetici e, nel contempo, di migliorare i salari dei lavoratori, contenendo le spinte inflazionistiche”. Altro punto caldo dell’accordo è la semplificazione del numero di contratti di lavoro dell’artigianato. Le attuali 16 aree, infatti, diventeranno 9 già dalla prossima tornata contrattuale. Già lo scorso 21 gennaio, giorno della quadratura del cerchio dell’intesa, il Ministro del Lavoro, della Salute e delle Politiche sociali, Maurizio Sacconi, aveva accolto con grande soddisfazione il nuovo modello contrattuale dell’artigianato, definito “storico, perché sostituisce le intese sottoscritte il 23 luglio 1993, ma soprattutto perché sostituisce per la prima volta il tradizionale approccio conflittuale nel sistema di relazioni industriali con quello cooperativo”. In linea con i principi della legge 2/2009, quella sulla riforma degli ammortizzatori sociali, voluta proprio dal Ministro Sacconi, l’accordo firmato dalle sigle dell’artigianato e dai sindacati dei lavoratori “prevede un ruolo attivo degli Enti Bilaterali, quale strumento per gestire aspetti importanti del welfare contrattuale, responsabilizzando imprese e lavoratori, per disegnare un modello sostenibile che possa spaziare dalla sanità integrativa alla previdenza, dalla formazione continua a al sostegno al reddito, facendo leva sul federalismo, sull’esperienza della bilateralità e sulla contrattazione decentrata”, ha concluso il Presidente di Confartigianato Imprese, Giorgio Guerrini.

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