3 Aprile 2009, h. 00:00
Il credito alle imprese si chiama Confidi
La crisi non arresta la crescita dei Confidi che anche nel 2008, annus horribilis per il sistema finanziario mondiale, mettono a segno risultati importanti, addirittura i migliori dell’ultimo decennio, sia per entità assoluta di finanziamenti garantiti, sia per numero di imprese associate, confermandosi uno strumento strategico per “facilitare” l’accesso al credito delle piccole imprese. Lo scorso anno, quando circa 3 imprese su 10 hanno denunciato maggiori difficoltà nei rapporti con le banche (fonte dati: Ufficio Studi Confartigianato), il sistema dei 192 Confidi artigiani di Fedart Fidi ha concesso garanzie per 6,3 miliardi di euro alle 730 mila imprese associate, rispetto al 2007 quando i finanziamenti garantiti sono stati pari a 6,08 milioni di euro e le imprese beneficiarie 715 mila. Con il principale risultato che oggi quasi un imprenditore artigiano su due si rivolge ai Confidi per le proprie esigenze finanziarie e per dialogare più positivamente con le banche. La conoscenza diretta della imprese si conferma la carta vincente dei Confidi anche per ridurre le insolvenze: il tasso netto di sofferenza, nel 2007, risulta molto contenuto, pari in media al 2,3%, con una netta differenza rispetto alle sofferenze registrate dal sistema bancario sui finanziamenti al settore artigiano. Il Veneto, con 1.127 milioni di euro di finanziamenti garantiti nel 2007 dai Confidi artigiani guida la classica delle regioni più attive nell’utilizzo dello strumento. Segue al secondo posto la Toscana con 897 milioni, e al terzo la Lombardia con 814 milioni. Sono questi i dati principali che emergono dalla 12a edizione dell’indagine di Fedart Fidi sui Confidi artigiani, presentata il 1° aprile a Roma presso la sede del Cnel, da Fedart Fidi, la Federazione Nazionale Unitaria dei Consorzi e Cooperative Artigiane e di Garanzia promossa da Confartigianato, Cna e Casartigiani e presieduta da Daniele Alberani. All’incontro ha partecipato, tra gli altri il Segretario Generale di Confartigianato Cesare Fumagalli. “Complessivamente la crisi del credito da luglio 2007 ad oggi – ha detto Fumagalli intervenendo alla presentazione dell’indagine – è costata alle imprese 12,5 miliardi di euro di maggiori oneri finanziari. L’esigenza di liquidità è l’emergenza numero uno per le piccole imprese. In questo contesto il ruolo dei Consorzi fidi assume un’importanza straordinaria per offrire credito su misura alle PMI, soprattutto se si considera che, da luglio 2007 ad oggi, mentre i tassi BCE sono diminuiti dal 4% all’1,5%, i tassi di interesse applicati dalle banche alle piccole imprese sono calati dal 4,92% al 4,74%. Il sistema dei Confidi va certamente potenziato e valorizzato, è un sistema su cui investire”. Dalla ricerca emerge che il rapporto tra Confidi e Banche (sono oltre 2.000 le convenzione attive) è sostanzialmente positivo, nonostante due Confidi su tre (64,7%) abbiano rilevato un irrigidimento nelle procedure di valutazione del merito creditizio. Un dialogo che non si è mai interrotto e che ha impedito che tra banche e imprese si generasse un pericoloso “corto circuito” – per utilizzare una definizione del Presidente di Fedart Fidi Daniele Alberani – che, in assenza dell’effetto “cuscinetto” dei Confidi, avrebbe ridotto ancora maggiormente la possibilità delle imprese di ottenere nuove linee di finanziamento o, addirittura, di mantenere quelle in essere. “L’esito più dirompente della crisi – ha osservato Alberani – è stato quello di aver fortemente minato, quasi annullato, un fattore fondamentale che sta alla base di qualsiasi scambio o attività economica: la fiducia. La fiducia nel sistema finanziario ha subito un’erosione sostanziale e ci vorrà del tempo per ripristinarla; il timore di un rischio sistemico ha paralizzato il mercato interbancario, riducendo il flusso di liquidità nel sistema. In questo quadro, in cui la preoccupazione principale era quella di impedire che le difficoltà del sistema finanziario si ripercuotessero totalmente sull’economia reale, si colloca la “riscoperta” del sistema dei Confidi che diventano “quasi per incanto” l’elemento chiave per impedire il “corto circuito” tra sistema bancario e imprese. Una riscoperta che ci fa piacere, ma allo stesso tempo ci preoccupa per il carico di responsabilità che viene affidata al nostro sistema, tanto più considerando la fase di grande trasformazione che lo stesso sta attraversando”.
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