18 Marzo 2009, h. 00:00
“Made in”, il Governo intervenga sulla Presidenza UE
Un nuovo appello per una rapida attuazione del “Made in”, l’etichetta obbligatoria per alcuni prodotti che entrano nel mercato comunitario, è stato lanciato da 60 Europarlamentari italiani in una lettera inviata al Presidente del Consiglio dei Ministri Silvio Berlusconi e ad alcuni membri del Governo italiano competenti per materia (Franco Frattini, Andrea Ronchi, Claudio Scajola, Giulio Tremonti, Gianni Letta, Adolfo Urso). Nel documento, gli Europarlamentari hanno sollecitato il Governo a intervenire “sulla Presidenza ceca affinché il dossier “Made in” torni al centro dell’attenzione delle Istituzioni europee a partire dal prossimo Consiglio europeo del 19 e 20 marzo”. Come motivazione della richiesta di sbloccare il progetto fermo da tempo sui banchi di Bruxelles, i firmatari della petizione hanno portato “la grave crisi economica che richiede iniziative decise che permettano la difesa ed il rilancio dell’economia europea. Ciò – si legge ancora nella lettera – richiede, tuttavia, non solo forti sostegni di carattere finanziario, ma anche la definizione di regole chiare di tutela dei nostri prodotti”. Con questa iniziativa, sostenuta da Confartigianato Moda, l’Italia torna in prima linea in una battaglia che potrebbe segnare una rivoluzione commerciale a favore delle imprese europee e dei consumatori, prevedendo l’obbligo di etichettatura su sette categorie di prodotti (tessile e abbigliamento, calzature, ceramica e oggetti di vetro, lavorazioni in cuoio e pelle, gioielleria, arredamento e illuminazione, accessori moda) di provenienza extraeuropea. Una misura di trasparenza per chi acquista i prodotti, che, allo stesso tempo, ristabilisce la reciprocità nelle condizioni di accesso ai mercati, essendo tale obbligo già previsto in grandi paesi quali Stati Uniti, Giappone, Cina. Nella lettera inviata al premier Silvio Berlusconi e ai Ministri dello Sviluppo Economico, Affari Esteri, Economia e Finanze, Politiche Comunitarie, e ai Sottosegretari alla Presidenza del Consiglio e allo Sviluppo Economico per il Commercio Internazionale, i 60 Europarlamentari italiani, nel ribadire l’importanza del “Made in”, “non solo per l’Italia, ma per tutta l’Unione Europea ed il suo sistema economico-produttivo”, invitano gli “Stati membri a rimuovere gli ostacoli che si sono finora frapposti all’adozione di questa proposta”. Un percorso travagliato quello che ha caratterizzato l’iter della proposta, sospeso tra frequenti stop e brusche accelerazioni. Forte l’impegno del Parlamento Europeo (nel 2007, 433 Parlamentari europei hanno sottoscritto una apposita dichiarazione e più recentemente tramite l’approvazione in plenaria della risoluzione sul rafforzamento del ruolo delle Pmi europee nel commercio internazionale), a fronte di un più cauto atteggiamento del Consiglio, come rimarcato dagli Europarlamentari anche nella lettera inviata al Governo.
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