22 Ottobre 2008, h. 00:00

Confidi, a Treviso la Convention dei direttori di Fedart Fidi

“Stiamo vivendo una flessione economica, non una crisi dalle conseguenze tragiche”. Parole sicure e confortanti quelle di Daniele Alberani, Presidente di Fedart Fidi, la Federazione dei 251 Consorzi fidi artigiani costituita da Confartigianato, Cna e Casartigiani. Per le piccole imprese italiane, secondo quanto emerso durante la Convention dei Direttori, cambia poco o niente. Il loro rapporto con l’accesso al credito e la liquidità creditizia non è mai stato semplice. Il crack statunitense non può aggravare questo scenario. “L’attuale crisi è il risultato di un senso di timore – aggiunge Alberani – Oggi le banche sono meno disposte a prestare denaro e le imprese, da parte loro, sono meno disposte ad investire. Ma questo non vuol dire che sia una tendenza irreversibile, né tanto meno definitiva”. L’uragano americano diventa vento di cambiamento quando approda in Italia. Nel nostro Paese, infatti, non ci sono grandi istituti creditizi che concedono denaro senza garanzie. “I Confidi artigiani – riprende Alberani – devono saper cogliere le opportunità offerte dall’attuale scenario economico, Basilea 2 compreso. Oggi abbiamo la maturità giusta per affermare il ruolo dei Consorzi fidi che, a differenza degli istituti statunitensi, offrono garanzie e contro-garanzie”. In Italia operano 251 Consorzi fidi artigiani, che coinvolgono 700mila imprese socie e che, soltanto nel 2007, hanno registrato un’operatività di 54 miliardi di euro. Una realtà forte, che da sempre rappresenta la corsia preferenziale per il credito alle piccole imprese artigiane italiane. Ma che oggi opera in un contesto economico non esaltante e che, alla luce dei cambiamenti che presto saranno introdotti da Basilea 2, deve rinnovarsi, rinnovare la propria offerta creditizia e gli strumenti offerti a garanzia degli investimenti degli imprenditori artigiani”. La crisi di Wall Street è lontana dai Consorzi artigiani di garanzia, dunque. Ma la flessione c’è. Un recente sondaggio condotto da Confartigianato, e ripreso da Il Sole 24 Ore dello scorso 19 ottobre, ha evidenziato una frenata dell’operatività dei Consorzi del 15 – 20%. “Una situazione da monitorare e sulla quale confrontarci, ma ben lontana dalla drammaticità del crack statunitense”, ha concluso Alberani. Confronto che ha alimentato la due giorni della Convention dei direttori di Fedart Fidi. Due giorni di lavoro intenso, con approfondimenti, confronti e discussioni sull’attuale stato di salute dell’economia mondiale ed italiana, ma anche e soprattutto sul futuro cammino dei Consorzi di garanzia fidi dell’artigianato. Ad aprire i lavori sono intervenuti il Presidente di Fedart Fidi, Daniele Alberani, ed i due coordinatori nazionali, Luciano Consolati e Leonardo Nafissi. Insieme a loro, l’Assessore regionale alle Attività produttive del Veneto, Vendemiano Sartor, ed il Presidente di Confartigianato Veneto, Claudio Miotto, il quale ha accolto con piacere la notizia dello stanziamento di 10 milioni di euro per incrementare le potenzialità dei tre Consorzi di garanzia fidi dell’artigianato veneto. “Abbiamo appreso con soddisfazione che il credito garantito all’artigianato sarà finanziato dalla Regione Veneto con 10 milioni di euro – ha dichiarato Miotto – Soldi che andranno ai tre consorzi regionali di garanzia artigiani con la finalità di elevare l’attuale 50% di garanzia sul prestito sino al 70%”: Davanti agli oltre cento rappresentanti dei Consorzi di garanzia fidi presenti in sala per seguire i lavori, hanno poi preso la parola i tre professori universitari invitati per illustrare nel dettaglio, e lontano dagli allarmismi dei mezzi di comunicazione, l’attuale stato di salute dell’economia mondiale. A cominciare dall’Italia e dai Consorzi fidi. “La forza dei Confidi artigiani sta nel proprio radicamento territoriale, a dimostrazione di quanto svolgano bene il proprio ruolo di mediatori di fiducia creditizia per gli artigiani”, ha debuttato il prof. Aldo Bonomi, direttore dell’Istituto di ricerca Aaster e consulente del Cnel. “Il capitalismo dei Confidi è quello che potremmo definire “capitalismo dei territori”, dove il guadagno nasce dall’investimento di liquidità. Denaro per la produzione, che a sua volta genera ricchezza. E’ questo lo schema economico tracciato dai Confidi artigiani. Un modello – ha aggiunto Bonomi – che ha tenuto lontano dai nostri mercati la crisi economica americana. La crisi non ci ha travolto, dunque. Resta da capire se ne siamo rimasti lontani perché siamo più arretrati rispetto ad altri o perché più furbi degli altri”. Una battuta che si trasforma in un assist perfetto per il prof. Michele Bagella, preside della facoltà di Economia dell’Università Tor Vergata di Roma. “Se il capitalismo non è morto con la crisi del ’29, non lo farà neanche ora. Probabilmente le banche d’investimento americane, ma anche gli istituti bancari europei ed italiani, imporranno limiti e regole più rigide. L’attuale senso di sfiducia – ha aggiunto – sta creando qualche difficoltà alle micro e piccole imprese italiane, difficoltà creditizie e di mercato. Ma stiamo assistendo ad un rallentamento, non ad una catastrofe”. Anche secondo Bagella, infatti, la forza dei Confidi è la “grande conoscenza del territorio, delle imprese che affidano al sistema bancario, delle potenzialità e dell’affidabilità delle micro imprese artigiane italiane. Difficilmente – ha concluso – i Consorzi di garanzia fidi avrebbero commesso lo stesso errore di valutazione commesso dalle banche d’investimento americane”. Nel pomeriggio del primo giorno di lavori, infine, è intervenuto il prof. Mario Comana, docente di Tecnica bancaria presso la Facoltà di Economia della Luiss Guido Carli di Roma. Un intervento che ha puntato dritto al cuore della crisi finanziaria statunitense. “Tutto è nato con lo squilibrio tra la disponibilità di risorse reali ed il consumo di tali risorse da parte delle famiglie americane. Uno squilibrio che ha portato al disallineamento delle scadenze dei mutui. La crisi, in realtà, non ha colpito il sistema bancario “tradizionale”, ma le banche d’investimento”, ha debuttato il prof. Comana. La sfida che attende il mondo dei Consorzi di garanzia fidi, però, non è legata soltanto alla stretta creditizia. Ad attendere i Confidi, infatti, ci sono anche le direttive legate a Basilea 2, che presto entreranno definitivamente in vigore. “Già si parla della necessità di dar vita a Basilea 3, ma l’attuale impianto di Basilea 2 – secondo Comana – ha soltanto un grande neo, la prociclicità, che obbliga le banche ad essere più restrittive in un momento di crisi come questo. Ma buttare via tutto soltanto per questo problema mi sembra piuttosto eccessivo. Posso affermare che estendere logiche di rating rilevatesi poi fallimentari anche alle piccole imprese è la vera tonteria di Basilea 2”. Durante la seconda giornata di lavori, infine, si è parlato delle politiche che segneranno il cammino futuro dei Consorzi fidi. Una sessione interna di lavoro, dove sono state presentate le “best practies” attuate dai diversi Consorzi fidi e dove è stata presentata la convenzione stipulata da Fedart Fidi e Iside Spa. Grazie all’accordo, infatti, Fedart Fidi potrà contare su un sistema informatico integrato, supportato anche da una serie di servizi a valore aggiunto, nell’ambito delle attività di back office bancario. Un primo passo, insieme ai numerosi accorpamenti dei Confidi locali, verso il rinnovamento del sistema dei Confidi artigiani.

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