18 Luglio 2008, h. 00:00

Un credito nuovo per le MPI

Banca e impresa. Un rapporto tutto da rivedere. O almeno da rileggere alla luce degli scossoni profondi che, negli ultimi anni e mesi, hanno mutato radicalmente gli scenari tradizionali di riferimento. Basilea 2, i processi di aggregazione del sistema bancario, la crisi internazionale dei mutui “sub prime”, tutti fenomeni di vasta portata che mal si conciliano con le forme di finanziamento a forte base “relazionale” che hanno caratterizzato il rapporto banca-impresa dal dopoguerra ad oggi. In questo panorama, Associazioni e Confidi – in sostanza il sistema di relazioni territoriali di Confartigianato – possono giocare un ruolo di grande importanza per ristabilire il dialogo tra due interlocutori che fanno sempre più fatica a capirsi. Ma gli interventi più forti, quelli chiave, per interrompere un cortocircuito pericoloso per l’economia del Paese, sono attesi dalla politica e dalle Istituzioni. Che hanno tutti gli strumenti per agire. La definizione di una nuova politica del credito, orientata soprattutto a favorire l’accesso allo stesso da parte delle micro e piccole imprese, attraverso una normativa appropriata e interventi mirati, è stata l’oggetto di una riunione promossa dalla Confederazione, rivolta ai responsabili del settore “Credito e Incentivi” del Sistema Confartigianato, che si è tenuta a Roma a fine giugno. Ad aprire i lavori, il Segretario Generale di Confartigianato Cesare Fumagalli, il quale ha confermato che i Confidi, che stanno vivendo una fase di profonda ristrutturazione, “rappresentano l’anello essenziale nel rapporto banca-impresa”. Uno strumento importante, soprattutto in un sistema produttivo, come quello italiano, caratterizzato dall’elevato numero di piccole e piccolissime imprese. Proprio quelle che hanno maggiore difficoltà ad accedere ad un credito di qualità. “Fare politica del credito per il sistema economico in Italia, significa avere a che fare soprattutto con il mondo delle micro, piccole e medie imprese”, sintetizza Luciano Consolati, Responsabile del settore Credito Confederale. Completare i processi di liberalizzazione dei servizi e dei prodotti bancari, verificando che i vantaggi della concorrenza siano reali ed estesi a tutte le categorie, è una delle prime misure che Confartigianato sollecita per riequilibrare il rapporto banca-impresa. Ma la nuova politica bancaria non può prescindere dalle criticità, dai punti di debolezza, propri delle PMI, che rendono difficile il rapporto tra queste e gli istituti di credito. E’ il caso della sottocapitalizzazione comune a un grande numero di imprese, che, secondo la Confederazione, potrebbe essere risolto “mediante l’ingresso nel capitale di investitori istituzionali, soci finanziatori “pazienti”, il cui unico obiettivo è quello di rivendere la partecipazione, molto spesso agli imprenditori, guadagnano sulla plusvalenza”. Il riferimento è a “fondi chiusi, società finanziarie di partecipazione, merchant bank, finanziarie regionali e società pubbliche per la nascita e lo sviluppo di attività imprenditoriali”. Altrettanto importante la diversificazione delle fonti di finanziamento, da realizzarsi “mediante l’emissione diretta o indiretta di obbligazioni e il ricorso a forme miste di finanziamento”. “Bond di territorio e strumenti finanziari partecipativi”, sono indicati come “strumenti efficaci” per raggiungere lo scopo. Nella diversificazione delle fonti, un discorso a parte lo meritano i finanziamenti agevolati, un’importante alternativa alle fonti di finanziamento tradizionali. Ma ancora troppo poco utilizzata, a causa della grande difficoltà di interpretazione dei bandi e del costo eccessivo degli adempimenti formali. L’aiuto alle imprese, qui, potrebbe venire soprattutto dalle Associazioni, che potrebbero “svolgere la funzione di selezione delle opportunità più interessanti e fornire adeguata assistenza nella redazione dei formulari e nella fase istruttoria”. E poi i rapporti tra banche e micro e piccole imprese. Che potrebbero essere mediati dal mondo della rappresentanza. In particolare, la richiesta al sistema creditizio è quella di comprendere meglio le peculiarità organizzative e relazionali delle MPI, affiancando ai loro sistemi di rating altri di espressione associativa: rating di rete, rating di distretto, rating associativi. In sostanza, strumenti più idonei per cogliere il patrimonio ‘soft’ delle MPI, “dandogli valore economicamente riconoscibile”. Anche le Regioni devono contribuire all’accesso al credito delle micro e piccole imprese. Un obiettivo che, secondo Confartigianato, può essere raggiunto “attraverso un vero federalismo fiscale, o incrementando la dotazione del fondo unico per le attività produttive, trasferito alle regioni”. A livello centrale, poi risulta necessario “accelerare il decollo dei Fondi del Ministero dello sviluppo economico per la competitività e finanza d’impresa, con particolare riguardo ad un reale coinvolgimento dell’artigianato e delle piccole imprese”.

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