1 Luglio 2008, h. 00:00

Small Business Act, l’Europa pensa ai piccoli imprenditori

Il 25 giugno la Commissione europea ha presentato lo Small Business Act, un insieme di proposte per rilanciare la piccola e media impresa in Europa. Quattro gli obiettivi: la creazione della “Società privata europea”, la Spe, per facilitare i rapporti internazionali dentro i confini comunitari, l’alleggerimento dei vincoli sugli aiuti di Stato, l’inasprimento dei tempi per il pagamento delle fatture e, infine, la possibilità di ridurre il peso dell’Iva per i servizi di dimensione locale. Il tutto finalizzato al rilancio e all’affermazione di 23 milioni di imprese di piccole dimensioni che operano nell’Europa a 27. Così, nel giro di appena due settimane, le piccole imprese si ritrovano al centro dell’agenda politica. Era il 12 giugno scorso, infatti, quando dal palco dell’Assemblea di Confartigianato il Ministro del Lavoro, Maurizio Sacconi, rassicurava gli imprenditori italiani tuonando che “ciò che va bene per la piccola impresa va bene per il Paese”. Uno slogan ripreso, poco più tardi sullo stesso palco, anche dal premier Silvio Berlusconi. La settimana successiva, il Consiglio dei Ministri approvava la cosiddetta “manovra dolce di luglio”, particolarmente attenta alle esigenze della piccola impresa. Una finanziaria che gli osservatori politici, in particolare dalle colonne de “Il Sole 24 Ore”, hanno definito “modellata su un manichino che ha la taglia delle piccole e piccolissime imprese”. Ultimo atto di un amore ritrovato, le dichiarazioni del vice-presidente della Commissione europea con delega alle imprese, Guenther Verheugen, alla presentazione dello Small Business Act: “Le piccole e medie imprese sono il vero motore che crea posti di lavoro nell’Unione europea, anche se i politici di vario livello non sempre se ne accorgono”. Nel frattempo, se ne è accorta la Commissione europea, con lo Small Business Act, che ha proposto quattro nuovi strumenti legislativi. Il primo riguarda la formulazione di un nuovo statuto di “società privata europea”, in grado di “operare sulla base degli stessi principi uniformi in tutti gli Stati membri”. Una scelta che porterebbe ad ingenti risparmi di tempo e denaro per i piccoli imprenditori comunitari, soprattutto dal punto di vista legale, gestionale e amministrativo. Le Spe, infatti, potranno essere costituite con un capitale legale di appena un euro, permettendo agli imprenditori di risparmiare fino a 35mila euro. Il secondo punto dello Sba riguarda il Regolamento europeo sugli aiuti di Stato. L’idea della Commissione europea è quella di aumentare l’intensità degli aiuti per le medie imprese dal 7,5% al 10%, e dal 15% al 20% quelli per le piccole imprese. Un’iniziativa che potrebbe limare costi e adempimenti burocratici per le imprese, permettendo di investire maggiormente in formazione, ricerca, sviluppo ed iniziative volte alla tutela ambientale. Il terzo punto dello Small Business Act punta ad offrire ai diversi Stati membri la possibilità di applicare aliquote Iva inferiori rispetto a quelle attuali per i servizi offerti localmente, soprattutto dalle piccole e medie imprese. Infine, l’ultimo dei quattro strumenti normativi consiste nel disegno di una direttiva europea, prevista per il 2009, che colpisca uno dei costi più alti delle Pmi: il pagamento delle fatture. L’intenzione della Commissione europea è quella di ridurre a 30 giorni il termine ultimo per il saldo. Con lo Small Business Act si iniziano a vedere finalmente i risultati del “pensare piccolo, innanzitutto”, slogan e al tempo stesso principio base delle intenzioni della Commissione europea. E non solo.

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