30 Maggio 2008, h. 17:36
Rapporto di Confartigianato “Immigrati e impresa” Non solo badanti e vu’ cumprà – Immigrati sempre più imprenditori: nel 2007 sono a quota 543.311. In Lombardia la presenza più diffusa. Dal Marocco la comunità più numerosa
Non solo badanti e vu’ cumprà. Gli immigrati che decidono di mettersi in proprio per rifarsi una vita e cercare un futuro migliore nel nostro Paese sono sempre più numerosi: la quota di titolari d’impresa extracomunitari sul totale delle persone che in Italia svolgono attività economiche è del 6,5%.
Per gli immigrati metter su un’impresa si conferma la strada migliore per integrarsi nel nostro Paese. Tanto che sono ben 543.311 gli imprenditori stranieri (di cui 388.610 extracomunitari) residenti in Italia. Il 75,8% degli imprenditori e lavoratori autonomi extracomunitari sono maschi e il 24,2% donne. La presenza femminile è di poco inferiore rispetto alle imprenditrici italiane che sono il 26,7% del totale.
I dati emergono dal Rapporto “Immigrati e impresa” dell’Ufficio studi Confartigianato presentato oggi a Senigallia nell’ambito del Meeting nazionale di Confartigianato persone.
L’Ufficio studi di Confartigianato ha fotografato il fenomeno sulla base dei dati riferiti all’anno 2007, mettendo in evidenza anche la giovane età degli imprenditori extracomunitari: il 12,1% degli imprenditori e lavoratori autonomi extracomunitari, infatti, ha meno di 30 anni, mentre per i giovani italiani questa percentuale scende al 6,6%.
I dati elaborati dall’Ufficio Studi di Confartigianato permettono di tracciare una mappa completa e a più strati della penetrazione dell’imprenditoria extracomunitaria nel tessuto produttivo italiano e testimoniano la presenza di un altissimo numero di differenti etnie sul territorio, ben 192 a livello nazionale.
Quanti sono e da dove vengono – E’ soprattutto il bacino del Mediterraneo ad alimentare l’”esercito” di imprenditori e lavoratori autonomi extracomunitari.
La comunità più numerosa giunge dal Marocco (50.801 imprenditori, pari al 13,1% del totale degli imprenditori extracomunitari). Seguono gli imprenditori di nazionalità svizzera (43.400, pari all’11,2%), quelli provenienti dalla Cina (42.290, pari al 10,9%), dall’Albania (29.269, pari al 7,5), dall’Egitto (19.489, pari al 5,0%), dalla Tunisia (14.517 pari al 3,7%).
Cosa fanno – La presenza più diffusa degli imprenditori extracomunitari si riscontra nei settori del Commercio al dettaglio e delle Riparazioni con 131.524 imprenditori, pari al 33,8% del totale; seguono i comparto delle “Costruzioni” che assorbe 75.878 persone (19,5% del totale) e le “Attività manifatturiere” con 49.265 imprenditori (12,7%). L’indagine di Confartigianato elenca anche una serie di attività dove la presenza di imprenditori e lavoratori extracomunitari è superiore alla media nazionale del 3,9%: Costruzioni (6,1%), Commercio al dettaglio e riparazioni (5,8%), Trasporti e comunicazione (5,3%), Alberghi e ristorazione (4,4%).
Dove sono – Le regioni con il numero più alto di imprenditori extracomunitari sono la Lombardia (83.911, pari al 21,6% del totale) e il Lazio (39.129 pari al 10,1%). Seguono quasi appaiate l’Emilia Romagna (37.761, pari al 9,7% del totale) e il Veneto (37.586, pari al 9,7% del totale). Al quinto posto la Toscana con 35.588 soggetti (9,2%).
A livello provinciale, la presenza più diffusa di immigrati imprenditori si registra a Milano, con 42.477 persone (pari al10,9% del totale), dove la comunità di imprenditori più numerosa è quella egiziana. Seguono Roma, (32.841, pari all’8,5% del totale), Torino (15.685 , pari 4%), Firenze (11.782, pari al 3%). Quinto e sesto posto per due province più piccole, Brescia e Treviso, rispettivamente con 10.793 e 8.895 imprenditori extracomunitari.
Ma se si esamina l’incidenza degli imprenditori extracomunitari sul totale di titolari, soci ed amministratori di imprese, troviamo al primo posto Prato dove 1 imprenditore su 10 è extracomunitario.
Le comunità – A livello nazionale, la comunità di imprenditori che ha visto la maggiore crescita in valore assoluto è quella cinese: tra il 2006 e il 2007 il loro numero è aumentato di 4.192 unità. A seguire gli albanesi (+ 4.012), i marocchini (+ 3.502), e gli imprenditori provenienti dal Bangladesh (+1 .548) e dall’Egitto (+ 1.345).
Ma in termini di crescita relativa il maggior incremento percentuale si registra per gli imprenditori provenienti dalla Moldavia (+26,4% tra il 2006 e il 2007), dall’Ucraina (+23%) dall’Ecuador (+18,3%) e dalla Federazione Russa (+16%).
In Lombardia, la comunità di imprenditori più numerosa è quella egiziana. I cinesi sono la prima comunità di imprenditori extracomunitari in Toscana.. In Veneto, invece gli imprenditori provenienti dalla Cina (12,2%) sono al secondo posto, subito dopo gli Svizzeri (13,4%). Nel Lazio, la comunità più numerosa è quella proveniente dal Bangladesh.
Gli imprenditori marocchini rappresentano la comunità più diffusa in 14 province Torino, Verona, Genova, Modena, Caserta, Salerno, Bari, Mantova, Ravenna, Cuneo, Lucca, Catanzaro, Messina e Cosenza.
Gli imprenditori cinesi rappresentano la prima comunità in sei province: Firenze, Bologna, Napoli, Reggio Emilia, Prato, Padova, Venezia ed Ascoli Piceno.
Infine gli imprenditori provenienti dall’Egitto sono la prima comunità a Milano, Brescia e Monza e Brianza, gli imprenditori provenienti dall’Albania sono la prima comunità a Rimini, a Forlì-Cesena e ad Alessandria, mentre gli imprenditori e lavoratori autonomi provenienti dalla Tunisia sono la prima comunità a Parma, dalla Serbia e Montenegro la prima comunità a Vicenza e Trieste, dal Bangladesh la prima comunità a Roma e Palermo, dal Senegal la prima comunità a Pisa e Cagliari.
Le immigrate imprenditrici – A fine 2007 le imprenditrici straniere sono 144.225, di cui 93.997 sono extracomunitarie. Le donne rappresentano il 24,2% dell’imprenditoria extracomunitaria attiva in Italia. La presenza femminile è più contenuta rispetto alle imprenditrici italiane che sono il 26,7% del totale.
Il 12,6% delle imprenditrici e lavoratrici autonome extracomunitarie ha meno di 29 anni. Le imprenditrici extracomunitarie con oltre 50 anni sono solo il 20,0%.
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