23 Maggio 2008, h. 00:00

Autotrasporto, la crisi non si arresta

Le Associazioni dell’autotrasporto “ribadiscono l’urgente necessità dell’apertura di un confronto, entro la fine del mese, a Palazzo Chigi”. Si conclude con queste parole l’ennesimo grido d’allarme del mondo dell’autotrasporto italiano. Una crisi che non lascia scampo alle piccole e medie aziende del settore, tornate a denunciare le proprie difficoltà dopo il fermo dei tir del dicembre scorso. La crisi di Governo, le elezioni e le “prioritarie emergenze del Paese” non hanno aiutato gli autotrasportatori italiani. Infatti, dopo i quattro giorni di fermo indetti sul finire del 2007, le sigle della categoria, con Confartigianato Trasporti in prima fila, avevano ottenuto interventi immediati e promesse a lungo termine. Promesse che lo sfiduciato Governo Prodi non ha potuto mantenere. Il nuovo Ministro dello Sviluppo economico, Claudio Scajola, ha confermato proprio di recente la volontà dell’attuale Governo di attuare una serie di iniziative per aiutare le imprese dell’autotrasporto ad uscire dalla crisi, intervenendo in prima istanza sullo sfrenato aumento del prezzo del petrolio. “Sì al taglio delle accise per fronteggiare il caro-petrolio, ma solo per determinati settori come l’autotrasporto. Preferiamo mirare – ha dichiarato Scajola – ad un discorso settoriale che possa aiutare quei settori che maggiormente sono penalizzati dal costo della benzina e del gasolio e che automaticamente fanno crescere i prezzi finali”. La corsa dei tir per uscire dalla crisi somiglia alla corsa del prezzo del petrolio, che negli ultimi mesi ha stabilito un record dopo l’altro. A metà gennaio, infatti, le quotazioni del petrolio sfioravano pericolosamente i 100 dollari al barile. Cifra diventata storica già da febbraio, quando il petrolio ha varcato definitivamente quella soglia simbolica arrivando fino agli attuali 130 dollari al barile. Un rapporto dell’Ufficio studi di Confartigianato sulle dinamiche dei prezzi delle materie prime ha evidenziato come il greggio sia aumentato del 74% nel corso dell’ultimo anno, addirittura del 216,6% negli ultimi cinque anni. Un pieno di rincari che ha lasciato i tir a secco. Una battuta? Neanche troppo se si considera che soltanto nel 2007 hanno chiuso i battenti ben 4.010 imprese artigiane del settore, facendo registrare una delle peggiori congiunture di tutto il mondo produttivo italiano. Le iniziative sui costi di esercizio sono soltanto uno degli interventi normativi e strutturali di cui hanno bisogno gli autotrasportatori. La sensazione è che le regole del mercato italiano non siano uguali per tutti. Infatti, oltre al cronico problema delle imprese irregolari, sulle autostrade italiane operano anche vettori stranieri sui cui bilanci, ovviamente, non gravano i costi pagati dalle imprese italiane. Infine, non è stato ancora risolto il problema dei rapporti tra le imprese di autotrasporto in conto terzi e le industrie committenti, i cui contratti non sono legati, come avviene ad esempio in Francia, all’aumento dei costi sostenuti dagli autotrasportatori. Per questo, in una nota congiunta diffusa il 22 maggio, Confartigianato Trasporti e le altre sigle sindacali (Ancst/Legacoop, Cna Fita, Fai, Federlavoro e Servizi/Confcooperative, Fiap L., Fiap M., Sna Casartigiani e Unitai) hanno chiesto un incontro al Governo per dar vita a quella tanto attesa riforma strutturale del settore che rappresenterebbe un’ancora di salvezza per gli autotrasportatori italiani.

rss