28 Aprile 2008, h. 00:00
Confartigianato al Governo: dalle promesse ai fatti
Non si può dire che durante la campagna elettorale appena conclusa l’artigianato non sia stato al centro dei programmi dei rappresentanti dei principali schieramenti politici. Sia di quelli che hanno poi vinto la sfida elettorale, sia di quelli che non hanno superato il test delle urne. Un’attenzione generale che a marzo il premier in pectore Silvio Berlusconi non aveva mancato di sottolineare, anche se con una battuta. “Il leader del Partito Democratico ha detto che le vostre proposte sono in linea con il suo programma. Se vinciamo noi, siamo evidentemente in sintonia assoluta e totale. Quindi siete in una botte di ferro”. Il nuovo Governo non si è ancora insediato, ma lo farà a breve, al più tardi a metà maggio. La ‘quadra’ dei ministri non è stata ancora raggiunta, ma sembra che non si farà attendere. I tempi, insomma, sembrano maturi per ricordare alla nuova compagine di Governo gli impegni assunti in campagna elettorale con gli artigiani e le priorità degli interventi per restituire forza e competitività alle imprese. Confartigianato ha riepilogato le iniziative, più che auspicate, attese, in un decalogo che l’Ufficio Studi Confederale ha completato indicando i costi relativi ad ogni singola misura. Partendo dalle iniziative a sostegno del mercato del lavoro. Secondo il Segretario Generale di Confartigianato Cesare Fumagalli, il Governo dovrebbe mettere rapidamente in agenda “la riduzione dei premi Inail per le imprese artigiane. Un taglio già deciso con la Finanziaria 2008, ma non ancora attuato”. In sostanza, la richiesta mira all’abolizione del complesso dispositivo di determinazione della riduzione dei premi introdotto dalla Finanziaria 2007, e a destinare i 300 milioni di euro previsti dalla stessa legge al taglio ‘secco’ dei premi, analogamente a quanto già attuato per il 2007. Confartigianato ha stimato in circa 150 milioni di euro i costi dell’operazione, poiché l’applicazione del meccanismo comporta una riduzione per il 2008 già stimata proprio dall’Inail in circa 150 milioni di euro. Altrettanto urgenti sono le misure a sostegno dell’apprendistato. La proposta di Confartigianato – dal costo di circa 90 milioni di euro – prevede l’abolizione del contributo a carico delle imprese fino a 9 dipendenti, per i primi due anni. E’ ancora il Segretario Fumagalli a indicare una terza iniziativa che il governo dovrebbe prevedere con rapidità, anzi, con “immediatezza”. Si tratta della decontribuzione del salario di secondo livello. “Già quattro anni fa – spiega il Segretario Generale di Confartigianato – abbiamo avviato nel nostro settore la contrattazione territoriale. Adesso è possibile dare “rapidissima” attuazione all’abbattimento contributivo sul II livello”. A giustificare l’invito rivolto da Confartigianato al Governo, che si traduce in un sostanziale “fate presto”, pesa il fatto che lo sgravio contributivo sulle erogazioni previste dai contratti collettivi aziendali e territoriali, sarebbe già cosa fatta, essendo stato introdotto dalla legge 247/2007 con riferimento al triennio 2008-2011. A tener ferma la misura (che vale per gli artigiani 450 milioni di euro) è la mancanza del Decreto ministeriale che fissa i criteri per attuare i benefici di legge. Decreto che il precedente Governo non ha emanato. C’è poi l’importante partita della detassazione del lavoro straordinario per i dipendenti delle imprese fino a 20 addetti. Anche in questo caso, come nei precedenti, l’Ufficio Studi di Confartigianato viene in aiuto del Governo e dà solide basi alla proposta indicando il costo possibile della misura: la detassazione completa ‘vale’ circa 1.300 milioni di euro, quella parziale, ossia l’applicazione di un aliquota secca di imposta del 10%, circa 800 milioni di euro. Sui lavori usuranti, la richiesta di Confartigianato è quella di estendere anche ai lavoratori autonomi gli stessi benefici previsti per i dipendenti. Solo per questi ultimi infatti, la legge 247/2007 prevede un bonus di tre anni sull’età pensionabile. E’poi la volta delle misure fiscali. Dopo la richiesta di innalzamento della franchigia Irap a 15.000 euro per imprese con volume d’affari fino a 180.000 euro, che vale 540 milioni, vengono quelle relative alla semplificazione degli adempimenti. Si tratta di misure che non incidono in senso negativo sui conti dello Stato, ma che contribuirebbero ad alleggerire la vita delle imprese. Con l’abolizione dell’elenco clienti e fornitori, ad esempio, le imprese potrebbero risparmiare 258 milioni di euro, e dalla cessazione dell’obbligo dell’invio dei corrispettivi giornalieri, i milioni di euro risparmiati sarebbero ben 156. Sempre in tema di semplificazioni, passando però dal fisco all’ambiente, Confartigianato sollecita l’eliminazione dei balzelli previsti per l’iscrizione all’Albo dei Gestori ambientali (sezione trasporto in conto proprio). Con un risparmio previsto per le imprese di 34 milioni di euro. Sul capitolo energia la questione di fondo è simile a quella dei lavori usuranti. Se in quel caso ad essere discriminati erano i lavoratori autonomi rispetto a quelli dipendenti, in questo lo sono le piccole imprese rispetto a quelle grandi. Il problema lo spiega chiaramente il Segretario Generale di Confartigianato: “Richiediamo interventi di redistribuzione. Prendiamo il caso delle accise sul chilowattora. Chi oggi consuma più di 200mila kw non paga le accise, le piccole imprese invece, con consumi più contenuti paradossalmente pagano molte più tasse delle grandi imprese. Sono queste le cose che vanno finalmente risistemate dal nuovo Governo che si insedierà”.
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