3 Aprile 2008, h. 00:00

CASINI INCONTRA CONFARTIGIANATO

Sulla ‘poltrona’ degli artigiani, questa volta si è seduto Pierferdinando Casini. Dopo Walter Veltroni, che l’aveva ‘occupata’ il 6 marzo, Silvio Berlusconi che lo aveva fatto il 27 dello scorso mese, da ultimo è toccato al leader dell’UDC sedersi di fronte alla Giunta Esecutiva di Confartigianato per discutere delle misure e degli interventi che il suo partito ha intenzione di riservare al mondo delle imprese nel post 13 aprile. Con Casini si è chiuso il ciclo di incontri organizzati dalla Confederazione con i candidati premier alle prossime elezioni. Molti i punti di contatto tra il manifesto dell’UDC e le esigenze delle imprese artigiane. Lo ha riconosciuto il Presidente di Confartigianato Giorgio Guerrini in apertura del faccia a faccia – moderato dal giornalista del TG 5 Giuseppe De Filippi – ma anche lo stesso Casini, che ha definito “imbarazzante” l’adesione del programma dell’UDC ai suggerimenti e alle proposte della Confederazione. Una comunione di contenuti e di intenti importante, “perché se è vero che ora i riflettori sono puntati sul 13 aprile, lo è almeno altrettanto che a preoccupare gli imprenditori è il 14 aprile”, il dopo elezioni insomma, come ha sottolineato il Presidente Guerrini. La proposta del leader dell’UDC per ‘liberare’ le imprese poggia su quattro pilastri: semplificazione burocratica, recupero di efficienza della Pubblica amministrazione, riduzione della pressione fiscale su famiglie e imprese, riduzione della spesa pubblica. Partendo proprio da quest’ultima. “Una delle differenze fondamentali fra il nostro programma e i libri dei sogni degli altri candidati – ha detto Casini – è che noi partiamo dal risanamento dello Stato, e indichiamo anzitutto il modo con il quale reperire le risorse per qualsiasi intervento. Siamo tutti d’accordo che la spesa pubblica italiana è una cattiva spesa, a livello centrale e locale. Siccome non c’è riduzione della pressione fiscale senza riduzione della spesa, noi proponiamo il congelamento delle spese correnti primarie dello Stato già nella Finanziaria 2009, la revisione radicale di tutte le spese sostenute nel bilancio pubblico con l’obiettivo di porre merito e risultato al centro della spesa”. Un primo taglio indicato come “necessario” da Casini è quello delle Province, una misura che da sola “consentirebbe un risparmio di 11 miliardi di euro, senza toccare posti di lavoro. Un eccezionale passo avanti contro le assurdità di una burocrazia fatta di troppi soggetti che neppure dialogano tra loro”. Casini non si ferma alle Province, da rimodellare, secondo lui, è l’intera macchina dello Stato. I Ministeri? “Vanno accorpati”, così come le agenzie e gli enti. Per il Cnel, invece, il progetto è diverso: cancellarlo. Il leader dell’Udc tira in ballo anche il patrimonio pubblico. Anche per questo i piani sono chiari. “Va smobilizzato. Noi riteniamo che si debba alienare progressivamente tutto ciò che è dello Stato. Prendiamo ad esempio l’Istituto Poligrafico, io non capisco perché non lo si possa mettere sul mercato”. Il ricavato delle alienazioni, circa 30 miliardi di euro, Casini lo destinerebbe “alla riduzione del debito pubblico. Ma i risparmi liberati grazie ai minori interessi, per la diminuzione del debito, saranno utilizzati per ridurre le tasse”. Nei progetti dell’UDC c’è anche la messa sul mercato di Eni e Enel. “Saranno gli ultimi, a causa del problema energetico del Paese”. Sulle scelte energetiche operate in Italia negli ultimi 30 anni, Casini non usa mezzi termini, definendole “scellerate” e “demenziali”. “Per l’energia dipendiamo per l’85% dall’estero. Abbiamo detto ‘no’ a tutto. No ai rigassificatori, no ai termovalorizzatori, no al nucleare. Queste scelte ci stanno uccidendo e si stanno mettendo fuori dal mercato. Bisogna assolutamente riprendere la strada del nucleare, la strada dei “si” a queste importanti infrastrutture”. Alla domanda del Segretario Generale di Confartigianato Cesare Fumagalli – “cosa ne dice della proposta Confederale di istituire un’Agenzia per le PMI” – Casini risponde con un prudente “mi impegnerò a valutarla”. Nel suo programma, infatti, ha riservato alle PMI, il potenziamento di una struttura diversa, e con un differente obiettivo: lo Sportello Unico, “per agevolare i rapporti con l’amministrazione pubblica”. Una proposta bocciata da Fumagalli. “Non siamo d’accordo. Sportello Unico è una definizione ‘vuota’, dietro alla quale non c’è niente. Noi proponiamo l’eliminazione dei controlli ‘ex ante’ a favore di rigorosi controlli ‘ex post’”. In sostanza Confartigianato propone che i controlli sulle aziende vengano fatti dopo che queste sono costituite, e non prima. Sul fronte fiscale Casini non spreca molte parole. Non perché lo sottovaluti, ma perché ritiene che nel suo programma sia espresso con sufficiente chiarezza. Elenca però alcune iniziative a favore delle imprese che considera qualificanti. “Bisogna rivedere gli studi di settore. Noi ci siamo opposti a come erano stati concertati. Per una semplice ragione: l’evasione c’è anche nel vostro settore, ma se sulla presunzione di evasione si obbliga la gente a evadere, lo Stato non fa i suoi interessi. Noi non possiamo portare alla disperazione l’artigiano che rispetta fedelmente le regole che lo Stato gli dà sulla base degli studi di settore, che sono palesemente fuori dal mercato”. A monte degli interventi fiscali, Casini pone “il rispetto tassativo dello Statuto del contribuente. Dalla manovra Finanziaria devono scomparire i riferimenti ‘in deroga’: non si possono colpire i redditi già prodotti con imposte retroattive”. L’attenzione al contribuente è anche in una seconda proposta dell’UDC. “Proponiamo la pax fiscale. Non si possono cambiare le norme continuamente, così facendo si rende la vita impossibile al contribuente. Ci impegnamo a non introdurre per almeno due anni nuove regole, o a modificare quelle presenti”. Sulle liberalizzazioni le richieste di Confartigianato si incontrano con il programma dell’UDC. “Il mio programma è quello più liberale in circolazione”, sottolinea Casini che sul punto non risparmia un affondo al Governo Prodi. “Hanno colpito migliaia di piccole imprese senza ottenere risultati apprezzabili. Io non ho visto più taxi in giro, e neppure sono diventati meno cari. Non si è liberalizzato dove si doveva”. Fumagalli chiude il concetto elencando due delle liberalizzazioni mancate: “banche e assicurazioni”. Il leader dell’UDC un settore da liberalizzare in via prioritaria ce l’ha in testa, e anche da tempo: i servizi pubblici locali. Che sono sfuggiti al Disegno legge del Ministro Lanzillotta, bloccato dal veto ideologico di Rifondazione Comunista, e dal prevedibile veto dei Comuni. “E’ necessario ristabilire la concorrenza nel settore dei servizi pubblici locali (energia, gas, acqua, rifiuti), con ovvi benefici sulle tariffe dei servizi erogati”. Le politiche a sostegno della famiglia, cavallo di battaglia di Casini, sono spalmate un po’ ovunque, e ovviamente incrociano i destini delle piccole imprese, quelle “famigliari”, appunto. Secondo Casini una politica che intercetta i bisogni delle prime favorisce necessariamente anche le seconde. “Se sosteniamo la famiglia, favoriamo i consumi. E’ per questo che abbiamo introdotto il raddoppio degli assegni famigliare per ogni figlio a carico, la deduzione dal reddito delle spese per gli asili nido, le suole materne, i libri scolastici, ma anche le spese mediche, l’aumento delle detrazioni fiscali per gli interessi dei mutui sulla prima e sulla seconda casa. Una cedolare secca del 20% di Irpef sugli affitti, il blocco delle addizionali regionali e comunali Irap e Irpef, la detassazione degli straordinari sui redditi da lavoro…”.

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