27 Marzo 2008, h. 00:00
La “bufala” della diossina nella mozzarella campana
“L’emergenza rifiuti in Campania rischia di provocare ingenti danni anche agli artigiani e alle piccole imprese, in particolare a quelle che operano nel settore alimentare”. Lo scorso gennaio, con queste parole, il Presidente di Confartigianato Giorgio Guerrini consigliava una buona dose di attenzione alle forze politiche. Un’attenzione diventata premonizione e che, appena due mesi dopo, ha mostrato la propria verità. Vendite a picco e panico tra i consumatori di uno dei migliori prodotti della cucina tipica italiana, la mozzarella di bufala campana certificata dal marchio comunitario DOP. Sono bastati il blocco alla frontiera sudcoreana e la cautela manifestata dal governo giapponese per innescare la bomba, i controlli nei caseifici campani per farla esplodere. Ma la presunta contaminazione da diossina della mozzarella campana sembra essere, sia concesso il gioco di parole, una vera e propria bufala. Con il rischio, serio, di far rivivere una storia già vissuta l’anno scorso con l’allarme aviaria. Il primo a denunciarlo è il Ministro per le Politiche agricole, Paolo De Castro, per il quale non ci sono dubbi: “Non esiste un caso diossina in Italia. Questo allarmismo mediatico rischia di fare il paio con il problema dell’influenza aviaria che lo scorso anno causò il crollo dei consumi di carne. C’è incattivimento – ha aggiunto De Castro – con la regione Campania”. D’altronde, l’emergenza non sembra reggersi su basi fondate. La mozzarella bloccata in Corea del Sud, infatti, non sembra essere italiana ma soltanto una delle tante brutte copie dei prodotti alimentari italiani. Dal Ministero per le Politiche agricole, invece, confermano che “il governo giapponese ha soltanto inviato alle autorità italiane un elenco delle proprie aziende fornitrici con l’intento di sapere se tra quelle ci fossero aziende risultate positive ai controlli”. Controlli, appunto, il terzo elemento che ha scatenato il gran fracasso degli ultimi giorni. A parlare è ancora il ministro De Castro: “Gli allevamenti sui quali sono in corso accertamenti sono 83 su 1.900”, una percentuale tanto bassa da poter accendere appena un minimo campanello d’allarme e non “la montatura di una campagna tanto negativa”, come la definisce De Castro. Il Ministro ha poi concluso sottolineando come “un tema così delicato richieda la massima chiarezza e la più assoluta correttezza, per non penalizzare l’intero comparto e tutti gli imprenditori onesti, la stragrande maggioranza, che tutti i giorni lavorano per un prodotto che rappresenta il fiore all’occhiello del nostro agroalimentare di qualità”. Allarmismo infondato, dunque, ma crisi vera. Per evitarla non sono bastati gli avvertimenti di Confartigianato e le smentite del Ministero alle tante indiscrezioni giunte dalle frontiere asiatiche e dai caseifici campani. Nel frattempo, il Consorzio di tutela della mozzarella di bufala campana ha denunciato un già vistoso calo delle esportazioni all’estero e delle vendite in Italia, mentre il Presidente dei caseari di Confartigianato, Salvatore Bellopede, denuncia la necessità di “un intervento urgente delle istituzioni pubbliche, a livello locale e nazionale, per sostenere un settore che impiega 20mila addetti e che vanta un giro d’affari di 300 milioni di euro. Non è giusto che a pagare per le responsabilità politiche dell’emergenza rifiuti campana sia un intero comparto produttivo, costituito da piccole imprese che hanno fatto la scelta della qualità per un prodotto riconosciuto a marchio comunitario DOP e che, quindi, deve rispondere a stringenti norme contenute nei disciplinari di produzione. Il sequestro probatorio di prodotto lattiero caseario che rappresenta meno del 10% della produzione totale di mozzarella DOP nel 2007 – continua – dimostra l’efficacia dei sistemi di controllo che garantiscono la sicurezza di un prodotto apprezzato in tutto il mondo”. Per cancellare le paure generate nell’opinione pubblica e nei consumatori, bisognerebbe dar vita ad una serie di interventi immediati, efficaci e concreti. Per Bellopede “occorre avviare una campagna di controllo a monte della filiera produttiva, con campionamenti di latte presso gli allevamenti; definire le zone di produzione lattiera realmente a rischio, individuare e bloccare le partite di prodotto sospette, accertare le specifiche responsabilità individuali. Contemporaneamente occorre rilanciare con programmi promozionali l’immagine della mozzarella di bufala le cui innegabili caratteristiche organolettiche la contraddistinguono nel panorama dei prodotti tipici e tradizionali”.
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