11 Gennaio 2008, h. 00:00
Emergenza rifiuti, la Campania rischia di bruciare 3,8 miliardi di euro di fatturato
Da qualche giorno, ormai, la notizia che riempie i quotidiani italiani e stranieri è sempre la stessa: l’emergenza rifiuti in Campania. Ma anche radio, telegiornali e periodici, tutti a denunciare le tonnellate di immondizia che riempiono le strade delle città. Con le discariche chiuse e i cittadini in rivolta. C’è chi ne ha denunciato i rischi sanitari, gravi e già incisivi, chi le modalità di smaltimento dei rifiuti e chi, in seguito alle diverse decisioni dei propri Governatori regionali, critica od approva la decisione di accogliere, e smaltire, parte dell’immondizia campana in eccesso. Ma c’è un aspetto, una conseguenza che né le istituzioni né i mezzi di comunicazione hanno posto all’attenzione: i risvolti economici negativi per le imprese campane. Lo ha fatto Confartigianato con un rapporto dell’Ufficio Studi e una denuncia che non ammette repliche, ma soltanto attenzione: “L’emergenza rifiuti rischia di provocare ingenti danni anche agli artigiani e alle piccole imprese, in particolare a quelle che operano nel settore alimentare e alle aziende dell’indotto del sistema turistico”. Così esordisce Giorgio Guerrini, Presidente nazionale di Confartigianato, che poi aggiunge: “L’impatto sulle 10.789 imprese alimentari attive in Campania è quantificabile in una possibile diminuzione del fatturato pari a 3,8 miliardi e in una riduzione delle esportazioni pari a 438 milioni. Inoltre – continua Guerrini – sono a rischio oltre 15.000 posti di lavoro. In particolare, per quanto riguarda gli effetti sulle imprese artigiane e sulle imprese fino a 20 addetti, il 96,6% del totale delle aziende del settore, la perdita di fatturato potrebbe essere superiore al miliardo di euro, con una diminuzione di 56 milioni delle esportazioni e 9.300 posti di lavoro a rischio”. Dati alla mano, il prossimo futuro della piccola imprenditoria campana va pianificato con grande attenzione. Infatti, oltre ai danni diretti provocati dai rifiuti ammassati per le strade, il rischio è che il danno d’immagine provocato dall’emergenza rifiuti “inquini” anche altri settori produttivi, come il manifatturiero, ma anche “quello di vedere propagate anche a tutto il Mezzogiorno le conseguenze dell’emergenza”, come avverte Guerrini. A questo punto, alle istituzioni spetta il duro compito di riorganizzare l’intero ciclo di trattamento dei rifiuti campani, considerato che dal 1997 al 2005 la situazione è andata sempre peggiorando, fino all’inqualificabile situazione di questi giorni. Ciò è accaduto nonostante gli investimenti fatti negli ultimi anni. E’ Antonio Campese, presidente di Confartigianato Campania, ad interpretare i numeri dei rifiuti in Campania. “Tra il 1997 e il 2005 l’emergenza rifiuti in Campania è costata 865 milioni. Ma la nostra Regione – conclude Campese – è anche la più cara d’Italia per quanto riguarda le tariffe: una famiglia di quattro persone spende infatti 244 euro all’anno, il 24% in più rispetto alla media nazionale”. Un’emergenza, dunque, che rischia di assumere tratti ancor gravi, per la salute dei cittadini e le prospettive delle piccole e medie imprese campane.
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