6 Novembre 2007, h. 00:00

La risposta dell’artigianato ai problemi del lavoro: crescita, stabilità e formazione

361.000 nuovi posti del lavoro nel 2006, con più del 90% del mercato del lavoro regolato da contratti a tempo indeterminato. Questa è la risposta del mondo dell’artigianato e delle piccole imprese ai problemi del mercato del lavoro. Il settore artigiano, secondo un rapporto di Confartigianato su dati Osservatorio Occupazione, Istat e Ministero del Lavoro, gode di ottima salute, dimostrando che si può fare impresa puntando al tempo stesso su tradizione ed innovazione, dando certezza e formazione ai propri dipendenti. Un altro importante risultato viene infatti dai dati sull’apprendistato e sugli investimenti nella formazione. Le piccole imprese, sempre nel 2006, hanno investito 239 milioni di ore lavorative e ben 3,8 miliardi di euro sulla formazione dei nuovi assunti. Un investimento importante, fondamentale per garantire il passaggio da lavoratore a lavoratore delle competenze e delle capacità manuali. In Italia, sempre secondo il rapporto, sono le piccole imprese artigiane della Lombardia, della Campania e dell’Emilia Romagna ad investire maggiormente sulla formazione direttamente sul posto del lavoro, grazie al supporto offerto dallo stesso imprenditore o comunque da un lavoratore più esperto. L’investimento dell’artigianato, 1.674 miliardi di euro all’anno, risulta essere il doppio rispetto a quello delle grandi imprese. Così, le piccole imprese fino a 19 addetti sono riuscite a creare 361.000 nuovi posti di lavoro, a fronte dei 114.000 posti persi dalla grande industria e alla riduzione di 17.000 unità della media industria, riuscendo a ridurre anche il numero dei contratti a termine, dal 12,2% del totale dell’economia al 7,7% del proprio settore produttivo. Inevitabile quindi che venga richiamata l’attenzione su questi dati, numeri certi e d’esempio per una buona gestione imprenditoriale. E’ Giorgio Guerrini, Presidente di Confartigianato, a sottolineare come “gli interventi e i dibattiti in materia di lavoro non possono ignorare questi nostri ‘numeri’. Bisogna partire da un approccio pragmatico alla realtà – ha continuato il numero uno della Confederazione – per individuare misure in grado di valorizzare le potenzialità occupazionali dell’artigianato e delle piccole imprese e restituire competitività al nostro sistema produttivo”.

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