19 Ottobre 2007, h. 00:00
“La burocrazia non rende più sicuri i cantieri”
Rischia di allungarsi la lista di documenti che ogni azienda edile deve tenere in cantiere. Un elenco che già oggi si compone di circa 116 atti tra normative sulla sicurezza, sugli appalti e sul lavoro, che con il nuovo anno potrebbe diventare ancora più corposo, per l’entrata in vigore del decreto attuativo dell’articolo 35 della legge 248/2006, sulla responsabilità solidale tra appaltatore e subappaltatore in merito alla regolarità dei versamenti fiscali e contributivi dei dipendenti. La preoccupazione che le nuove regole previste dal Decreto Bersani possano comportare nuovi adempimenti burocratici per le imprese edili è stata espressa da ANAEPA Confartigianato in una nota congiunta con le associazioni della Consulta Nazionale Artigianato e Piccola e Media Industria Edile. “Secondo le anticipazioni – affermano i presidenti delle Associazioni della Consulta – il decreto relativo alla responsabilità solidale tra appaltatore e sub appaltatore sarebbe in corso di emanazione e prevede l’asseverazione da parte dei professionisti sull’effettuazione delle ritenute fiscali e la comunicazione preventiva di dati anagrafici e codici fiscali dei lavoratori impegnati in cantiere”. “Ricordiamo che per quanto riguarda la regolarità contributiva esiste già l’obbligo del DURC – continuano i rappresentanti della Consulta – e che al tavolo di confronto sulla sicurezza nel settore edile convocato dal Ministro del Lavoro le Associazioni degli artigiani e delle PMI hanno chiesto che quanto previsto in materia di responsabilità in solido tra appaltatore e subappaltatore non si traduca nella richiesta di nuovi certificati ed adempimenti per le imprese e che si faccia ricorso all’autocertificazione. Quello che si apprende sul contenuto del decreto non sembra corrispondere a questa esigenza”. La nuova legge prevede che l’appaltatore garantisca (acquisendo la relativa documentazione prima del pagamento del corrispettivo) il corretto versamento da parte del subappaltatore delle ritenute fiscali sui redditi di lavoro dipendente e dei contributi previdenziali e assicurativi obbligatori per i lavoratori impiegati nell’esecuzione dell’appalto. Se il subappaltatore non presenta detta documentazione, il subappaltatore potrà sospendere i pagamenti. A sua volta l’appaltatore, per essere pagato, dovrà presentare al committente le stesse attestazioni. Nel decreto attuativo sottoposto al Consiglio di Stato, accanto a questi adempimenti già noti ne compaiono di nuovi, e sono proprio questi che, secondo Anaepa Confartigianato, potrebbero rendere quasi impossibile la vita delle imprese edili e che giustificano la richiesta della Consulta di un’audizione presso il Ministero del Lavoro, prima dell’emanazione della normativa. Il primo obbligo impone al subappaltatore di comunicare all’appaltatore il codice fiscale dei lavoratori impegnati in un cantiere, in modo che quest’ultimo possa verificare su quali lavoratori sia applicabile la responsabilità solidale. Secondo l’Anaepa si tratta di un chiaro limite per tutte le aziende che ottimizzano il personale facendolo ruotare nei cantieri aperti, a seconda delle esigenze. La seconda incombenza riguarda la modalità di versamento degli oneri relativi ai lavoratori impiegati nell’appalto in cui vige il principio di solidarietà. Per ogni appalto in cui è impiegato il lavoratore, il subappaltatore dovrà effettuare i versamenti delle ritenute fiscali, previdenziali e assicurative utilizzando distinti modelli F24. Il meccanismo si complica ulteriormente se il lavoratore viene impiegato in modo saltuario in più cantieri nello stesso mese. In questo caso il subappaltatore dovrà calcolare le percentuali di lavoro effettuato in ogni singolo cantiere e ripartire gli oneri nei modelli F24 relativi ad ogni appalto. Se la formulazione del Decreto Bersani fino a oggi nota, poteva aiutare l’emersione del lavoro nero in molti settori, compresa l’edilizia, con le nuove regole introdotte dal decreto attuativo si rischia l’effetto opposto, ossia quello di scoraggiare le imprese regolari paralizzandone l’attività con adempimenti costosi e di difficile applicazione, senza per questo innalzare il livello di sicurezza dei lavoratori. Un pericolo rimarcato da Anaepa Confartigianato nella dichiarazione congiunta con le associazioni della Consulta Nazionale Artigianato e Piccola e Media Industria Edile, dove si legge: “In una situazione di crescente difficoltà per l’edilizia, dovuta anche alla forte contrazione dei lavori pubblici ordinari, è necessaria una efficace politica di sviluppo per il settore, ma risorse ed incentivi non servono a nulla se le imprese artigiane e le piccole imprese sono messe nell’impossibilita di lavorare”.
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