7 Agosto 2007, h. 00:00
Appalti più garantiti per le imprese edili artigiane
Nuove regole per gli appalti. Sono quelle contenute nel secondo decreto correttivo al Codice dei contratti pubblici messo a punto dal Ministero delle Infrastrutture, che apporta correzioni sostanziali a quello varato appena un anno fa. Frenata la trattativa privata – in due casi proprio cancellata –, pugno di ferro contro l’impiego del lavoro nero, stop agli arbitrati d’oro, azzeramento del contratto di appalto per frodi verso la stazione appaltante (Amministrazione Pubblica) o per violazione delle norme sulla sicurezza nei cantieri. Si tratta solo di alcuni dei paletti posti dal Ministro Di Pietro a correzione e integrazione del Codice, che, come ha sottolineato “introducono importanti elementi di trasparenza e efficienza nel settore degli appalti”. “Dall’esame che abbiamo fatto a caldo, il Codice contiene diversi punti che riguardano il lavoro degli imprenditori artigiani dell’edilizia. Condividiamo lo spirito del documento: l’intenzione di dare al settore maggior organicità, trasparenza, definendo un corpo normativo organico e stabile, che si completerà in autunno con l’adozione del Regolamento attuativo. Non possiamo esimerci, però, dal rilevare luci e ombre”. Così commenta il Presidente di Anaepa Confartigianato Arnaldo Redaelli. La partita centrale, la questione più grossa, quella che coinvolge maggiormente gli artigiani, è quella relativa ai subappalti. Che cambiano radicalmente, dando maggiori garanzie a subappaltatori e cottimisti. “Per le nostre imprese, questo è un punto nodale, per l’ANAEPA è il punto di arrivo di una battaglia durata anni. Le nostre aziende – prosegue Stefano Bastianoni Segretario Nazionale di Anaepa – sono perlopiù esecutrici, quelle che materialmente realizzano i lavori. In genere l’appaltatore assume l’incarico e poi subappalta il lavoro alle piccole imprese artigiane. Fino a oggi l’appaltatore poteva incamerare i soldi degli stati di avanzamento dalla stazione appaltante, decidendo in piena libertà i tempi con cui pagare le imprese artigiane esecutrici. Una spada di Damocle sospesa in continuazione sopra le nostre aziende. Da oggi non è più così”. E’ previsto, infatti, un blocco dei pagamenti a quell’appaltatore che non dimostra di aver retribuito le aziende subappaltanti. Secondo il “Codice Di Pietro” l’appaltatore deve produrre alla Pubblica Amministrazione le fatture degli artigiani quietanzate. Se non lo fa scatta il blocco delle ulteriori tranche di pagamenti. Nel documento è contenuta un’altra norma almeno altrettanto importante che tende a riequilibrare, come la precedente, i rapporti tra appaltatore e subappaltare riconducendoli a un grado di maggiore collaborazione e corresponsabilità. Posta in gioco: la sicurezza nei cantieri. In sintesi, questa la misura contenuta nel documento. Il pagamento degli oneri della sicurezza al subappaltatore deve avvenire senza ribasso e sotto la sorveglianza della pubblica amministrazione. Scatta la responsabilità in solido tra appaltatore e subappaltatore sul rispetto delle norme di sicurezza. “Gli oneri sulla sicurezza era una di quelle voci che spesso diveniva ‘discrezionale’. Oggetto di tagli e ridimensionamenti, sempre verso il basso. Da ora devono essere corrisposti al subappaltatore per intero e pure certificati. Ma non basta, c’è un altro elemento. Adesso l’appaltatore è solidalmente corresponsabile con il subappaltatore negli adempimenti relativi agli obblighi sulla sicurezza. Non si sentiranno più frasi del genere ‘ti ho affidato il lavoro e ora è un problema tuo’. No, l’appaltatore adesso deve vigilare perché il subappaltatore ottemperi a tutti gli obblighi di sicurezza. E deve farlo anche con attenzione, visto che è corresponsabile, in solido”. Il tema della sicurezza nei cantieri è un tema ovviamente caro a Confartigianato, e non si riduce a un commento, pur positivo, alle novità contenute nel Codice dei Contratti. “Ogni incidente è uno di troppo – ricorda il Presidente di Anaepa Radaelli –. Bisogna garantire di più le maestranze, anche se và riconosciuto che la maggior parte degli incidenti in cui incappano, non avvengono nei cantieri, ma sulle strade che li portano al lavoro. Con la ripresa dei lavori parlamentari in autunno, presenteremo insieme a CNA una proposta di legge per regolare l’accesso alla professione di costruttore edile che oggi avviene in via amministrativa secondo un iter automatico. Un accesso più semplicistico che altro, fatto di carte e timbri, che prescinde dalla necessaria professionalità”. C’è poi la questione relativa al Durc (Documento unico di regolarità contributiva), inserita nel pacchetto tra le norme per contrastare il lavoro nero. “In realtà – sottolinea Bastianoni – è una partita rinviata a questo autunno, al varo del Regolamento di attuazione del Codice. Si dice, che il nuovo Durc che le Casse Edili dovrebbero produrre, dovrà contenere anche la verifica della congruità della manodopera relativa al cantiere. Quella sugli indici di congruità era una norma già prevista dalla finanziaria, che abbiamo vivacemente contestato, ritenendola più ideologica che altro. Ci sembra più che difficile stabilire a priori quanta manodopera debba essere impiegata in un dato lavoro. Ogni azienda ha le sue modalità di esecuzione, tecniche, strumentali. E’ una forzatura. Ma questo non è previsto nel Decreto , richiama una norma che è già legge in quanto prevista dalla finanziaria. Il Governo aveva dato sei mesi perché questa norma diventasse legge. Doveva avvenire a giugno. A luglio il Decreto non era ancora uscito quindi questa disposizione, che prevede che nel Durc sia compresa la verifica della congruità della manodopera, è ancora sospesa”. Forse le battaglie di Confartigianato su questa partita possono aver portato il Ministero del lavoro a compiere ulteriori riflessioni? “Direi di si – conclude il Presidente Redaelli – . A suo tempo noi non abbiamo sottoscritto l’avviso comune che ANCE, altre organizzazioni e sindacati, avevano sottoposto al Ministro Bersani, proponendo dei valori minimi di congruità. Ci siamo opposti al principio. Lo ha fatto soprattutto il Presidente Guerrini, che l’ha trasformata in una battaglia nazionale. Evidentemente abbiamo fatto bene, perché anche il Ministro non ha percorso quella strada, sarebbe stato facile, aveva solo la nostra di opposizione, ed ha ritenuto di valutare ulteriormente la materia in maniera più allargata”.
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