31 Luglio 2007, h. 00:00

Il mercato del lavoro parte da qui

Scompare il lavoro a chiamata, ridotti gli oneri sugli straordinari, rivisti i contratti di inserimento e di apprendistato, introdotto un tetto di tre anni per il lavoro a termine. Questi alcuni dei punti caldi del protocollo su previdenza, lavoro e competitività presentato dal Governo alle parti sociali. Le nuove regole su lavoro e ammortizzatori sociali incassano un giudizio più positivo di quello riservato dalle Confederazioni alla parte del documento dedicato alla previdenza, su cui Confartigianato, CNA, Casartigiani, Confcommercio e Confesercenti, continuano ad esprimere un parere sostanzialmente negativo. Apprezzata l’architettura complessiva del sistema di ammortizzatori sociali che non dovrebbe comportare, secondo il Governo, né aumenti del costo del lavoro e neppure l’estensione della cassa integrazione guadagni alle imprese artigiane, attualmente escluse. Buone le misure a sostegno dei giovani che garantiranno continuità nelle attività imprenditoriali, dell’Artigianato del Commercio, del Turismo e dell’Agricoltura. Nella proposta, o meglio, nel documento “non emendabile”, come è stato definito il protocollo dal Ministro del Lavoro Damiano, non mancano le criticità: l’abolizione del lavoro a chiamata, ad esempio, finirà per penalizzare l’intero comparto del lavoro stagionale, o lo staff leasing congelato dalla riforma in una sorta di limbo da cui difficilmente potrà venire resuscitato. Ecco le novità e i correttivi introdotti dalla riforma del welfare. Al punto numero tre del documento, anticipato solo dall’introduzione e dal capitolo dedicato alla Previdenza, si trovano gli Ammortizzatori sociali. Che saranno rinforzati, con l’estensione delle tutele per coloro che ne sono privi. Una riforma accompagnata da un miglioramento delle politiche attive del lavoro, sostenute attraverso il potenziamento delle reti dei Servizi per l’impiego, dei percorsi di formazione, dell’aggiornamento e riqualificazione dei lavoratori, e della rimodulazione degli incentivi economici finalizzati all’inserimento lavorativo. Per i primi interventi il Governo metterà mano al tesoretto, all’extragettito, da cui preleverà circa settecento milioni di euro. Primo obiettivo: innalzare le indennità di disoccupazione di tutti i lavoratori, soprattutto dei giovani. La parte del Protocollo relativa al mercato del lavoro, prevede azioni per potenziare e migliorare i servizi pubblici per l’impiego, rivedere il sistema degli incentivi all’occupazione – considerando le nuove priorità, costituite dai giovani, dalle donne e dai lavoratori over 50 – , rimettere mano alla normativa sull’apprendistato, anche nell’ottica di rafforzare il ruolo della contrattazione collettiva. Scompaiono i contratti a termine ‘senza scadenza’: passati 36 mesi, compresi proroghe e rinvii, ogni firma successiva sul contratto andrà apposta di fronte alla Direzione provinciale del lavoro, alla presenza del rappresentante sindacale del lavoratore. Se la procedura non viene osservata, scatta il contratto a tempo indeterminato. Introdotti anche correttivi e azioni di contrasto per ridimensionare il numero di lavoratori subordinati mascherati da lavoratori a progetto e per disincentivare il part-time al di sotto delle 12 ore settimanali. La misura più rilevante contenuta nel capitolo Competitività è rappresentata dalla previsione di uno sgravio sul costo del lavoro per quelle aziende che applicano aumenti legati alla contrattazione di secondo livello. Una previsione che in una prima fase era ristretta esclusivamente alla contrattazione aziendale, mentre in una seconda, grazie alle pressioni dell’artigianato è stata allargata anche alla contrattazione territoriale. Il provvedimento ha previsto la formazione di un fondo triennale per la decontribuzione, pari a circa 480 milioni di euro, di questi 100 milioni destinati alla contrattazione aziendale e 60 milioni a quella territoriale. Abolita la contribuzione aggiuntiva sul lavoro straordinario per le imprese al di sopra dei 15 dipendenti. Per i giovani varate misure per sostenere i redditi in caso di lavori a termine – nel documento ‘carriere discontinue’ – o disoccupazione. Previsti fondi dedicati ai lavoratori parasubordinati, con credito a tasso zero, o almeno molto basso, per bilanciare le riduzioni di reddito proprie del lavoro intermittente. L’anticipo sui redditi futuri, perché di questo si tratta, potrà arrivare fino a 600 euro mensili per un massimo di 12 mesi, con restituzione in due o tre anni. Nel Protocollo trova posto anche un fondo per il microcredito destinato alle attività innovative, con corsia privilegiata alle donne. Al via interventi per migliorare le future pensioni dei giovani lavoratori, grandi penalizzati dall’evoluzione attuale del mercato del lavoro: copertura figurativa piena per i lavoratori discontinui dipendenti, azioni in materia di cumulo dei periodi contributivi, disposizioni in materia di riscatto delle laurea, graduale aumento dell’aliquota contributiva dei lavoratori parasubordinati di un punto all’anno fino a tre punti percentuali. Cresce l’interesse del Governo per garantire alle donne una presenza attiva e competitiva sul mercato del lavoro. A partire dal rafforzamento dei servizi per l’infanzia e gli anziani la cui scarsa presenza spesso preclude alle donne l’accesso al lavoro. Nel quadro del riordino complessivo degli incentivi e degli sgravi contributivi, in via di definizione gli sgravi finalizzati a sostenere i regimi di orario flessibile legati alla necessità di conciliare lavoro femminile e la vita familiare.

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