23 Novembre 2006, h. 15:52
Oltre 15.000 imprenditori artigiani alla manifestazione nazionale organizzata da Confartigianato contro la manovra economica “FINANZIARIA 2007. COSÌ NON VA”. Il 25 novembre, a Milano, l’Italia delle piccole imprese contro l’Italia degli sprechi
Saranno più di 15.000 gli artigiani e i piccoli imprenditori che sabato 25 novembre invaderanno pacificamente Milano per partecipare alla manifestazione nazionale di protesta organizzata da Confartigianato contro la legge Finanziaria.
Gli imprenditori arriveranno da tutta Italia, fin dalle prime ore del mattino, a bordo dei veicoli che usano per le loro attività (furgoni, camioncini, taxi, Apecar, auto private) e sfileranno lungo le strade e le autostrade che portano alla nuova Fiera di Milano Rho dove, alle ore 11, nel Padiglione 5, si svolgerà l’iniziativa organizzata da Confartigianato. Gli artigiani indosseranno i propri abiti da lavoro e porteranno attrezzi e strumenti dei loro mestieri.
“L’Italia degli artigiani e delle piccole imprese – spiega il Presidente di Confartigianato Giorgio Guerrini – sarà a Milano per dire che questa legge Finanziaria proprio non va. Perché, invece di tagliare gli sprechi e le inefficienze della spesa pubblica, si accanisce contro chi lavora e produce. Perché ci ha ‘preso per il mulo’ caricando sulle spalle di artigiani e piccole imprese un peso insostenibile. E, alla nostra manifestazione a Milano, faremo sfilare proprio anche i muli che abbiamo eletto a simbolo del nostro malcontento e del nostro dissenso”.
“Le imprese artigiane – aggiunge Guerrini – pagano il prezzo più alto della manovra economica: 1,9 miliardi di euro di maggiori oneri, cioè quasi il 40% del totale dei sacrifici imposti alle imprese italiane. Con l’inasprimento degli studi di settore, il prelievo fiscale aumenta di quasi 1 miliardo di euro, sull’apprendistato si scarica un onere di oltre 220 milioni, e il costo del lavoro cresce di mezzo punto percentuale. In questo modo si azzerano i benefici della riduzione del cuneo fiscale e si penalizzano proprio quelle imprese che da sole generano il 58% della nuova occupazione. Le tasse locali, poi, sono pronte a esplodere con un gettito aggiuntivo di oltre 4 miliardi di euro”.
“Per tutto questo – sottolinea Guerrini – sabato a Milano, Confartigianato ribadirà il proprio NO ad una legge Finanziaria che deprime la fiducia dei piccoli imprenditori i quali si aspettano, invece, un impegno deciso per eliminare quei costi e quegli ostacoli che oggi impediscono alle aziende di agganciare la ripresa”.
Finanziaria 2007, occasione mancata
per ridurre sprechi e inefficienze della spesa pubblica.
I risultati del Rapporto di Confartigianato
Sabato a Milano, l’Italia delle piccole imprese protesterà contro l’Italia degli sprechi che alimentano la spesa pubblica e che la Finanziaria è incapace di tagliare.
Confartigianato ha redatto un RAPPORTO su “DINAMICA E QUALITÀ DELLA SPESA PUBBLICA” dal quale emergono dati poco confortanti. Ecco, in sintesi, i risultati principali.
Ogni italiano è gravato da una spesa per interessi di oltre 1.150 euro: il doppio rispetto al cittadino medio europeo.
Tra il 2000 e il 2005, la spesa per il lavoro dipendente nel settore pubblico è cresciuta del 23,6%, contro un aumento del 12,7% del costo del lavoro dipendente nel settore privato.
Tra il 1995 e il 2005 la retribuzione lorda di un dipendente degli Enti locali è cresciuta del 56,5%. Nello stesso periodo la retribuzione lorda di un dipendente dell’Amministrazione Pubblica Centrale è aumentata del 45,3%.
I Comuni continuano a spendere risorse in burocrazia. Tra il 2000 e il 2004, il 62,7% della maggiore spesa corrente dei Comuni è destinata al personale e all’acquisto di servizi per le Funzioni di amministrazione e di gestione. Insomma, i 2/3 della maggiore spesa dei Comuni è stata impiegata per accrescere la macchina burocratica.
Un fiume di denaro alimenta sussidi ad imprese pubbliche: tra il 1997 e il 2004 due interventi di salvataggio di Alitalia sono costati oltre 3 miliardi di euro, tre volte il valore attuale della compagnia. Alitalia, nel primo semestre 2006, ha ‘bruciato’ 215,6 milioni di euro.
Tra il 2001 e il 2005 le Ferrovie dello Stato hanno assorbito risorse statali per 17,3 miliardi di euro. Soltanto nel 2005, le Ferrovie hanno perso 465 miliardi di euro.
Il trasporto pubblico locale, nel 2005, ha perso 114 milioni.
Il 25% dell’acqua immessa nella rete idrica viene persa, con mancati introiti per le aziende distributrici di oltre 1,3 miliardi di euro. Un altro record negativo è rappresentato dal 30,5% dei ricavi da ticket sanitari che viene letteralmente bruciato per controllare i cittadini esenti e per costi di riscossione.
Le mancate liberalizzazioni dell’energia, dei servizi pubblici locali, banche e assicurazioni provocano un costo per imprese e famiglie italiane di 7,8 miliardi di euro all’anno, pari ad un terzo delle nuove entrate della Finanziaria 2007. Il risultato è che ogni impresa artigiana italiana paga l’energia elettrica il 46% in più rispetto ad una piccola impresa europea. In pratica, ‘brucia’ 9.000 euro all’anno.
E va ancora peggio se guardiamo alle condizioni complessive nelle quali operano le piccole imprese. Le imprese spendono in burocrazia 13,7 miliardi all’anno, equivalenti a quasi 1 punto di PIL. Le pratiche burocratiche per gestire l’impresa costano ad ogni azienda 11.600 euro all’anno, pari al 29,6% del costo del lavoro. Soltanto per aprire un’attività imprenditoriale si spende in burocrazia 1.130 euro, vale a dire 2,6 volte il costo medio europeo.
Servono 360 ore all’anno ad un’impresa per pagare imposte e contributi contro una media europea di 197 giorni.
Per ottenere le autorizzazioni per ampliare un immobile in Italia servono 284 giorni contro la media europea di 134. Le procedure necessarie sono 17. La perdita di fatturato conseguente a questo ritardo per le imprese italiane che hanno chiesto un permesso di costruzione è di 5,2 miliardi di euro all’anno.
Il costo sopportato dalle piccole imprese per rispettare la normativa sulla privacy è di 1,2 miliardi di euro.
Per effettuare attività di import-export servono 24 documenti e 15 firme. In Germania sono sufficienti 8 documenti e 2 firme, in Francia 20 documenti e 5 firme.
Per avere giustizia nelle cause civili bisogna aspettare in media 7 anni. Per chiudere un procedimento civile servono 7 anni e 10 giorni; un procedimento di fallimento, mediamente, si conclude dopo 7 anni, 7 mesi e 16 giorni.
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