27 Luglio 2006, h. 10:14

Le imprese lavorano 90 giorni all’anno per la Pubblica Amministrazione Confartigianato: “Il ‘cuneo’ della burocrazia incide per il 29,6% sul costo del lavoro delle micro aziende”

L’8 maggio 2006 gli imprenditori italiani hanno terminato di lavorare per la burocrazia e hanno potuto iniziare a dedicarsi alla propria attività produttiva.

Il giorno della “liberazione” da moduli e scartoffie è stato calcolato da Confartigianato sulla base del tempo che gli imprenditori impiegano per rispettare adempimenti amministrativi e per fare la fila agli sportelli pubblici: 89,5 giornate lavorative all’anno. 

La ‘via crucis’ degli imprenditori alle prese con una burocrazia ancora troppo asfissiante è descritta nel “Rapporto sulla semplificazione” che Confartigianato ha presentato al Ministro per le Riforme e l’Innovazione nella Pubblica Amministrazione Luigi Nicolais al quale ha chiesto di liberalizzare e ‘privatizzare’ le attività istruttorie svolte dalla PA.

“Nonostante impegni e proclami – sottolinea il Presidente di Confartigianato Giorgio Guerrini – la semplificazione tarda ad arrivare. Le nostre imprese non hanno tempo da perdere, soprattutto nell’imminenza dell’approvazione definitiva della Direttiva Bolkestein che liberalizza le attività dei servizi nell’Ue. Una volta recepita la Direttiva, la competitività dei sistemi produttivi si giocherà, ancor più di oggi, sulla capacità degli Stati europei di alleggerire adempimenti, norme e tutto ciò che serve per costituire e gestire un’impresa”.

Per ridurre il gap con gli altri Paesi Ue, l’Italia deve dunque rapidamente ridurre il ‘cuneo’ della burocrazia che pesa soprattutto sulle aziende di piccola dimensione.

Infatti, secondo il Rapporto di Confartigianato, gli oneri sostenuti da una microimpresa (cioè le aziende con meno di 10 dipendenti che rappresentano il 94,9% delle imprese italiane) per rispettare gli adempimenti amministrativi connessi all’attività produttiva incidono per il 29,6% sul costo del lavoro, con una somma pari a 11.114 euro l’anno (vedi Tab. 1).

Altro taglio sollecitato da Confartigianato al Ministro Nicolais riguarda l’iperproduzione legislativa: Confartigianato ha calcolato che, tra il 1990 ed il 2004, sono state emanate 3.445 leggi nazionali (esclusi i decreti), pari al totale delle norme ‘prodotte’ annualmente in Germania, Spagna e Gran Bretagna. Senza dimenticare le 147 leggi emanate, tra il 2001 ed il 2004, da ciascuna Regione a statuto ordinario, i 1.289 atti normativi provenienti ogni anno dall’Unione Europea e le oltre 15.000 norme e specifiche tecniche riguardanti i tre organismi europei di normazione: Cen, Cenelec, Etsi. 

Insomma, ciascun cittadino e ciascun imprenditore italiano deve conoscere e rispettare, ogni anno, 602 nuove norme (vedi Tab. 2).

Tante leggi non fanno che aumentare difficoltà e costi per aprire un’impresa: in Italia sono necessari 1.134 euro, il 67,2% in più rispetto alla media Ue. Una volta costituite, le aziende trovano la strada sempre in salita. Infatti, Confartigianato ha stimato che soltanto gli adempimenti burocratici per pagare imposte e contributi sottraggono a ciascuna impresa 360 ore di lavoro l’anno, con un costo complessivo per le Pmi italiane di 6,8 miliardi. Gli stessi adempimenti costano in media alle Pmi europee 1,4 miliardi. Non è più facile chiudere l’attività: basti pensare che la durata media di una procedura di fallimento dura 7 anni, 7 mesi e 16 giorni.

Di fronte a questa situazione non c’è da stupirsi di quanto emerge dal Rapporto di Confartigianato: al pari degli imprenditori italiani, i piccoli imprenditori extracomunitari che operano in Italia segnalano la semplificazione delle pratiche burocratiche come condizione fondamentale per facilitare l’inserimento lavorativo nel nostro Paese.

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