25 Febbraio 2006, h. 16:56

La denuncia di Confartigianato alla Convention sul Mezzogiorno I settori ‘protetti’ costano all’economia italiana 7,8 miliardi di euro all’anno Uno studio della Confederazione rivela la ‘tassa da scarsa concorrenza’ nei mercati dell’energia, delle utilities, dei servizi bancari, assicurativi, postali. E nel Sud il costo del credito pesa ancora di più sulle imprese

Non è soltanto il caro-energia a pesare sulle tasche degli imprenditori italiani.

Le condizioni di scarsa concorrenza, o in alcuni casi addirittura di monopolio, in cui operano banche, assicurazioni, poste, utilities, trasporti aerei, autostrade sottraggono al sistema economico una somma pari a 7,8 miliardi di euro all’anno.

L’allarme è stato lanciato dal Presidente di Confartigianato Giorgio Guerrini oggi a Napoli, durante la Convention sul Mezzogiorno.

I dati illustrati da Guerrini emergono da uno studio realizzato da Confartigianato sull’andamento dei prezzi, dal 2000 al 2004, dei seguenti servizi ancora in regime di monopolio o non completamente liberalizzati: energia elettrica, gas, combustibili liquidi, tariffa rifiuti solidi, acqua potabile, pedaggi autostradali, trasporti aerei, servizi postali, assicurazioni sui mezzi di trasporto, servizi bancari, servizi di bancoposta.

Nei 4 anni considerati, i prezzi di questi servizi sono aumentati, in media, del 23,4% e hanno generato una maggiore inflazione pari al 12,04%, equivalente ad un maggior tasso inflattivo annuale del 2,88%. 

Le impennate più consistenti riguardano i servizi di bancoposta (i cui costi sono cresciuti del 60,5%, anche se rimangono ben inferiori, in un rapporto di 1 a 6, rispetto ai costi di un conto corrente bancario), i servizi bancari (+ 33,5%) e le assicurazioni sui mezzi di trasporto (+ 31,1%).

Crescono anche i trasporti aerei (+ 25,1%) e presentano una variazione superiore al  tasso di inflazione la tariffa sui rifiuti solidi urbani (+ 14,9%), i pedaggi autostradali (+14,8%) e le tariffe dell’acqua potabile (+ 13,6%). 

Per quanto riguarda i servizi bancari, Confartigianato rileva una situazione ancor peggiore nel Mezzogiorno dove i costi per l’accesso al credito sono notevolmente superiori rispetto al Centro Nord. Nel dettaglio, i tassi attivi sui finanziamenti alle imprese presentano uno spread che, nel 2004, per il Sud è di 1,57 punti e per le Isole di 1,59 punti a fine 2004. La situazione è particolarmente critica in Calabria e Puglia, con tassi che superano la media nazionale rispettivamente di 2,19 e 1,99 punti percentuali. Il differenziale dei tassi a sfavore delle imprese meridionali, dopo un periodo di diminuzione, nel 2003 e nel 2004 ha ripreso a crescere.

La ridotta liberalizzazione genera quindi un effetto moltiplicatore sull’inflazione che, nei settori protetti, è più che doppia rispetto a quella registrata nei settori più esposti alla concorrenza sui mercati nazionali ed internazionali. 

Se si applica la maggiore inflazione annuale del 2,88% al totale dei ricavi delle imprese operanti nei settori non completamente liberalizzati si ottiene la cifra di 7.817,5 milioni di €.

“Questa somma – ha sottolineato il Presidente di Confartigianato Giorgio Guerrini – rappresenta una vera e propria ‘tassa da scarsa concorrenza’ che incombe su imprese e famiglie e che è pari a più di mezzo punto di PIL (0,6%), al 3,5% del valore aggiunto dell’industria e al 14,4% del valore aggiunto del comparto manifatturiero con meno di 20 addetti”.

Un altro elemento di scarsa concorrenzialità emerge dall’andamento in Borsa dei titoli delle utilities. Tra il 1996 e il 2004 l’indice dei titoli del comparto industriale ha raggiunto il valore di 164,2, mentre il settore delle utilities è arrivato a 272,2.

L’Italia ha il record in Europa per quanto riguarda la spinta inflazionistica generata dai settori protetti.

Infatti, tra il 2000 e il 2004, i prezzi dei servizi assicurativi e di quelli bancari sono aumentati nel nostro paese rispettivamente del 31,2% e il 38,9%, contro il 14,4% e il 15,1% della media UE 15. Anche nei trasporti aerei la performance in Italia è particolarmente negativa, con una crescita dei prezzi del 25,2%, più del doppio rispetto alla media UE (+11,5%).

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